Italia e Svizzera unite sul tema turismo

Per dare il benvenuto all’autunno, Milano trasforma Piazza Gaolenti nel Swiss Family Village. L’iniziativa di Svizzera Turismo darà agli italiani la possibilità di conoscere da vicino le caratteristiche del territorio svizzero ma sarà anche un’importante occasione per gli italiani interessati ad ampliare e sviluppare i contatti commerciali con il mondo del turismo svizzero, di entrare in contatto con le realtà elvetiche presenti.

Il turismo in Italia e Svizzera si è ripreso significativamente nel 2023, con un +3.5% rispetto al 2019.  Attraverso esperienze di intrattenimento, laboratori e realtà virtuale, la Svizzera mira a promuovere l’offerta turistica e il patrimonio culturale elvetico verso i milanesi e le nuove generazioni cercando di sviluppare una rete di interscambio di esperienze che attirino italiani in Svizzera e svizzeri in Italia. Dopo lo Swiss Winter Village del 2022. La scelta dei testimonial dell’iniziativa riflette la stretta amicizia tra i due paesi e la volontà di fare squadra: la famosa soubrette svizzera Michelle Hunziker, “naturalizzata italiana” che dal 2021 è ambasciatrice di Svizzera Turismo, e il portiere della Nazionale di calcio svizzera, Yann Sommer, che è anche un giocatore dell’Inter.

Per coloro che vogliono approfondire il legame turistico e culturale tra i due paesi, lo Swiss Family Village sarà aperto fino al 1° ottobre.

Telelavoro: il possibile accordo definitivo tra Svizzera e Italia

La richiesta da parte della Consigliere Federale Karin Keller-Sutter è chiara: serve una soluzione chiara in materia di telelavoro per trovare un accordo duraturo tra Italia e Svizzera

La linea di intesa con Roma è chiesta anche dal Direttore di Aiti Stefano Modenini che parla di richiesta da parte del personale coinvolto dal tema.

Nei giorni scorsi è partita una lettera firmata da Aiti e Camera di Commercio Cantone Ticino verso l’Italia. L’auspicio è che la richiesta di sostegno, rivolta anche al Consiglio di Stato Ticinese, diventi presto realtà.

La normativa fiscale italiana che fissa il telelavoro al 40% scadrà il 31 dicembre. Una norma sottoscritta in tempo di pandemia per dare modo ai frontalieri di poter lavorare due giorni a settimana da casa senza incappare in complicazioni fiscali e previdenziali. L’accordo amichevole tra gli stati però sconta la mancanza di un quadro giuridico chiaro: la norma infatti è unilaterale e proclamata dal governo italiano. Manca però una esplicitazione tra l’accordo (recentemente rinnovato) e la normativa italiana che fissa (da luglio) il monte massimo di telelavoro al 25% (1 solo giorno a settimana). La norma quindi, se è valida sul piano fiscale, perde valenza sul campo delle assicurazioni fiscali (INPS). Se un lavoratore dovesse fare più di un giorno a settimana di home office, l’azienda per la quale presta servizio, dovrebbe annunciare il dipendente in Italia e questi dovrebbe pagare i contributi pensionistici verso l’istituto nazionale per la previdenza sociale.   Il consiglio per le aziende elvetiche che contano su lavoratori transfrontalieri, stando così i fatti, è di limitare ad un solo giorno di telelavoro l’attività del dipendente.

Il tutto in attesa che il quadro normativo venga una volta per tutte chiarito. La richiesta di lavoratori e di manodopera è alta in Ticino e perdere l’apporto della forza lavoro italiana costringerebbe ad un rallentamento di alcuni settori. Tra Italia e Svizzera quindi si sta parlando in modo amichevole del tema per regolamentare questa importante forma di collaborazione ma anche per mantenere gli ottimi rapporti che intercorrono tra i due stanti e in particolare, tra Lombardia e Ticino.

La svizzera avanza sull’energia rinnovabile

Il consumo di energie rinnovabili in Svizzera è in crescita. Lo dimostrano i risultati dell’ultima indagine, che mostrano esattamente le fonti di energia consumate dalle case, dagli uffici e dalle aziende svizzere, grazie a una legge entrata in vigore nel 2018.

Si tratta di un’opportunità per le aziende che producono strumenti e macchinari per la generazione e l’accumulo di energia “sostenibile”.

Guardando i dati pubblicati sul Portale di riferimento (etichettaenergia.ch), il 65% dell’energia consumata dagli svizzeri proviene da centrali idroelettriche distribuite su tutto il territorio nazionale, mentre il 19,6% proviene da centrali nucleari.

Bene anche la produzione da impianti solari ed eolici, che rappresentano il 13,7% della produzione totale segnalando un aumento di circa 2 punti percentuali rispetto all’11,2% del 2021. Il 68% dell’energia è dunque prodotta in house e il 45% dei gestori degli impianti elvetici beneficia già dei vantaggi legati al sistema di remunerazione dell’energia elettrica. Per la Svizzera, nel 2022, il consumo delle fonti energetiche non rinnovabili e fossili per la produzione di energia ha rappresentato solo l’1,9%, in linea con l’anno precedente. Il risultato è che il 79% dei consumi degli svizzeri proviene da energie rinnovabili, con un beneficio complessivo per la qualità dell’aria, del suolo e della vita delle persone.

Farmaci, metalli e uova i beni più importati dalla Svizzera

I numeri relativi alle abitudini di consumo degli svizzeri offrono un chiaro spaccato dei beni più richiesti da mercato.

La prima considerazione va ai dati legati alle esportazioni svizzere che, in agosto, sono aumentate del 6,6%. Bene anche le importazioni aumentate del 3,8% negli ultimi 30 giorni rispetto al mese di luglio. Si registra quindi un’inversione di tendenza positiva rispetto al record negativo di quest’estate.

I dati della bilancia commerciale svizzera hanno registrato un surplus di 3,2 miliardi di franchi svizzeri. Con l’industria chimica e farmaceutica a rappresentare la forza trainante di questo mese e a svolgere un ruolo trainante nei due sensi, sia import che export.

Per quanto riguarda le importazioni dai paesi vicini, in particolare dall’Italia, la cifra è aumentata del 3,8% su base annua (reale: +1,5%) ovvero 18.8 miliardi di franchi svizzeri, in netta e rapida ripresa rispetto al mese precedente. Dal punto di vista geografico, l’Europa rimane il principale fornitore della Svizzera con il contributo importante da parte della Germania (+3,4% a 3,7 miliardi) e dell’Italia (+7,4% a 1,9 miliardi), rispettivamente al secondo e terzo posto.

Tuttavia, la tendenza negativa dall’inizio del 2023 non può dirsi arrestata, anche se la linea segna una curva molto meno pronunciata. Negli ultimi quattro mesi dell’anno la variazione delle importazioni ha infatti oscillato tra il pessimistico -3,2% e il nuovo rassicurante +3,8% con l’eccedenza commerciale che ha raggiunto i 3,2 miliardi di franchi.

Non solo industria farmaceutica.

A trainare la ripresa sono anche le importazioni di macchine e di beni dell’industria l’elettronica (+0,4% a 2,7 miliardi), degli strumenti di precisione (+1,9% a 1,4 miliardi) e dei metalli (+2,3% a 1,2 miliardi).

Seguono poi tabacco e uova.

La curiosa notizia arriva proprio dal Consiglio federale elvetico che ha recentemente approvato un aumento del 31% della quota d’importazione per le uova destinate al consumo umano. L’approvazione arriva su richiesta degli stessi operatori svizzeri che si trovano ad affrontare la complessa carenza di uova sul mercato, provocata da un aumento imprevedibile del loro consumo. Durante la pandemia, infatti, gli usi e costumi delle famiglie sono cambiate e la richiesta di uova è profondamente aumentata. Si tratta di un alimento ricco di nutrienti, sano, spesso utilizzato negli impasti e nelle preparazioni domestiche. Inoltre, è meno costoso di altre fonti proteiche e questo ha reso le uova un alimento molto richiesto dal mercato. Sono ben 186 le uova pro-capite consumate dagli svizzeri nel 2022 con una tendenza in aumento per il 2023. Questo rappresenta un interessante elemento per il tema export Made in Italy.

L’export svizzero

La crescita delle esportazioni è stata sostenuta da una varietà di prodotti. Nell’agosto 2023 le esportazioni sono aumentate in tutti i settori, ad eccezione di prodotti alimentari, bevande e tabacco. I prodotti chimici e farmaceutici hanno trainato quasi da soli la crescita delle esportazioni con un aumento di 1,1 miliardi di franchi (+10,5%), ma anche tutti i settori farmaceutici hanno dato una mano.

Sei nuovi comuni “transfrontalieri”. Avviato l’iter per il riconoscimento

Un errore storico ha tenuto sei comuni brianzoli lontani dai benefici legislativi legati alla nomina di “comuni transfrontaliero”. Secondo gli accordi bilaterali tra Italia e Svizzera, infatti, se il comune dista meno di 20 km dal confine con la Confederazione, ha diritto ad una serie di benefit tra cui la modifica della tassazione sui lavoratori dipendenti che svolgono attività oltreconfine ma risiedono nei comuni italiani confinanti.

Ad accorgersi di questo errore storico di misurazione delle distanze è stato il sindaco di Misinto che ha richiesto una verifica. I numeri gli hanno ragione e così anche gli altri comuni limitrofi lo hanno seguito. Ad usufruire della tassazione agevolata saranno quindi anche Lazzate, Cogliate, Barlassina, Lentate sul Seveso e Meda. L’iter di riconoscimento dei diritti dei lavoratori e dei comuni è stato avviato in questi giorni e, se andasse a buon fine, le richieste già state avviate anche presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze e all’Agenzia delle Entrate, diventeranno legge.

Mantenere stabile a lungo l’economia svizzera: la soluzione degli esperti

Dopo la vicenda della Credit Suisse e il conseguente assorbimento dell’istituto di credito da parte di UBS, la Svizzera può oggi contare su unico e stabile gruppo bancario attivo a livello nazionale, con sede principale nella Confederazione. Proprio per questo motivo il Consiglio federale vuole prevenire ogni eventuale rischio e ha dato mandato ad un pool di esperti di trovare la migliore regolamentazione per pianificare il futuro, studiare ogni possibile scenario di crisi di UBS e avere già la soluzione per intervenire velocemente in modo efficace, ed essere pronti in caso di necessità

Tra i numerosi “consigli” emergono quattro parole chiave:

  1. Collaborazione. Chiamati in causa la FINMA (autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari) e la banca nazionale che dovranno creare un continuo flusso di informazioni con il Dipartimento federale delle finanze.
  2. Liquidità. In caso di richieste specifiche, sarà la Banca Nazionale (BNS) ad intervenire con aiuti sotto forma di liquidità che, a seconda delle necessità, saranno aumentati.
  3. Vigilanza. Aumentare i poteri della FINMA e attivare misure di protezione da introdurre prima che si verifichi il rischio di insolvenza di una banca.
  4. Trasparenza circa le relazioni bancarie e i capitali.