La richiesta da parte della Consigliere Federale Karin Keller-Sutter è chiara: serve una soluzione chiara in materia di telelavoro per trovare un accordo duraturo tra Italia e Svizzera
La linea di intesa con Roma è chiesta anche dal Direttore di Aiti Stefano Modenini che parla di richiesta da parte del personale coinvolto dal tema.
Nei giorni scorsi è partita una lettera firmata da Aiti e Camera di Commercio Cantone Ticino verso l’Italia. L’auspicio è che la richiesta di sostegno, rivolta anche al Consiglio di Stato Ticinese, diventi presto realtà.
La normativa fiscale italiana che fissa il telelavoro al 40% scadrà il 31 dicembre. Una norma sottoscritta in tempo di pandemia per dare modo ai frontalieri di poter lavorare due giorni a settimana da casa senza incappare in complicazioni fiscali e previdenziali. L’accordo amichevole tra gli stati però sconta la mancanza di un quadro giuridico chiaro: la norma infatti è unilaterale e proclamata dal governo italiano. Manca però una esplicitazione tra l’accordo (recentemente rinnovato) e la normativa italiana che fissa (da luglio) il monte massimo di telelavoro al 25% (1 solo giorno a settimana). La norma quindi, se è valida sul piano fiscale, perde valenza sul campo delle assicurazioni fiscali (INPS). Se un lavoratore dovesse fare più di un giorno a settimana di home office, l’azienda per la quale presta servizio, dovrebbe annunciare il dipendente in Italia e questi dovrebbe pagare i contributi pensionistici verso l’istituto nazionale per la previdenza sociale. Il consiglio per le aziende elvetiche che contano su lavoratori transfrontalieri, stando così i fatti, è di limitare ad un solo giorno di telelavoro l’attività del dipendente.
Il tutto in attesa che il quadro normativo venga una volta per tutte chiarito. La richiesta di lavoratori e di manodopera è alta in Ticino e perdere l’apporto della forza lavoro italiana costringerebbe ad un rallentamento di alcuni settori. Tra Italia e Svizzera quindi si sta parlando in modo amichevole del tema per regolamentare questa importante forma di collaborazione ma anche per mantenere gli ottimi rapporti che intercorrono tra i due stanti e in particolare, tra Lombardia e Ticino.