Vincenzo Di Pierri, presidente della Camera di commercio italiana per la Svizzera (CCIS), ha alle spalle una lunga carriera da manager nel settore bancario elvetico. Di Pierri conosce da vicino la realtà economica di entrambi i Paesi, Italia e Svizzera. Gli abbiamo rivolto alcune domande sul quadro degli scambi
economici tra la Penisola e la Confederazione.
Sommario
Come stanno andando nel complesso le relazioni economiche tra Italia e Svizzera? E quali sono, a questo punto, le possibili prospettive?
«L’andamento è buono, constatiamo un continuo, sistematico aumento degli scambi commerciali tra Italia e Svizzera, in diversi settori. Credo che ciò sia anche una conferma della bontà, della qualità dei prodotti di tutti e due i Paesi. Naturalmente ora si cerca di incrementare ancor più queste relazioni, che pure sono già rilevanti. Per parte nostra siamo ottimisti rispetto ad ulteriori futuri sviluppi. Nonostante l’indebolimento dell’euro in rapporto al franco svizzero, l’export elvetico verso l’Italia come si è visto è aumentato; questo è un altro elemento di conferma della solidità delle relazioni economiche tra i due Paesi. Si tratta di scambi che hanno radici profonde, i problemi quando si sono presentati sono sempre stati superati, grazie anche alla chiara volontà di entrambe le parti di trovare soluzioni. E le opportunità di crescita per questi scambi ora sono ancora molte».
I dati della Confederazione indicano che, a valori 2023, l’Italia è il terzo singolo partner commerciale per l’export svizzero (con 21,1 miliardi di franchi, +7% sul 2022) e il secondo per quel che riguarda l’import elvetico (con 23,1 miliardi di franchi, +10% sull’anno prima). Quali sono i maggiori punti di forza dei due Paesi in questo quadro di scambi italo-svizzeri?
«I principali punti di forza per l’Italia negli scambi con la Svizzera sono soprattutto nel chimico-farmaceutico, nel tessile-abbigliamento, nel settore metalli, nei mezzi di trasporto, nei prodotti alimentari, nell’elettronica. La Svizzera, dal canto suo, ha i propri principali punti di forza negli scambi con l’Italia soprattutto nel chimico-farmaceutico a sua volta, nei metalli di base e nei prodotti in metallo, nella meccanica di precisione, negli apparecchi elettronici. Occorre poi ricordare anche l’importanza degli afflussi turistici, dalla Svizzera verso l’Italia e dall’Italia verso la Svizzera. Nel complesso, gli
scambi sono già ora ampi, ma pensiamo appunto che ci possano essere altri sviluppi interessanti, anche grazie alla crescita del ruolo delle tecnologie sia nei prodotti sia nei servizi».
La vostra sede centrale è a Zurigo, ma avete vostri uffici anche Ginevra ed a Lugano. Contate dunque anche su una presenza diretta in Ticino. Quale valutazione fate del ruolo del cantone più vicino all’Italia?
«È chiaro che anche per noi il Ticino è importante, è un cantone interamente italofono e confinante con l’Italia. La presenza di cittadini italiani nel cantone è molto forte, sia sul versante dei residenti sia su quello dei frontalieri. Inoltre, c’è un buon numero di imprese italiane con una presenza diretta in Ticino. Vogliamo continuare a fare la nostra parte per contribuire al rafforzamento e all’ulteriore ampliamento delle attività economiche italiane nel cantone. Così come ci sono potenzialità di sviluppo per la presenza e gli investimenti svizzeri in Italia, altrettanto si può dire per lo sviluppo possibile della presenza e degli investimenti italiani in Svizzera. E, in questo quadro, il canton Ticino può certamente avere, ancora una volta, un ruolo non secondario. Sulla base di questa realtà, abbiamo valutato che operare direttamente anche a Lugano fosse un passo significativo e opportuno».
A proposito ancora di Ticino, voi partecipate all’organizzazione del convegno in programma mercoledì prossimo 18 settembre, al LAC di Lugano, sulla navigazione nei laghi transfrontalieri ticinesi. Quali sono gli obiettivi e i temi maggiori di questo incontro?
«L’intento è anzitutto coinvolgere, nel contesto transfrontaliero, le imprese e il mondo economico più in generale, le istituzioni ma anche i cittadini, in un confronto sulla realtà della navigazione nei due laghi ticinesi, sui progetti in corso di realizzazione, sulle prospettive. Uno dei temi di maggiore importanza è l’integrazione delle vie di trasporto lacustri all’interno della rete di mobilità esistente, per sviluppare nuove modalità di trasporto pubblico e, al tempo stesso, ampliare l’offerta turistica. In un percorso di questo tipo si può creare nuovo indotto nei territori interessati e si può, inoltre, contribuire a modernizzare e a rendere sostenibile la navigazione, a vantaggio sia dei residenti sia di chi vuole venire in Ticino per lavoro o per turismo. Tutto questo potrebbe, tra l’altro, favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. Il convegno vuole essere, quindi, un momento di riflessione e di valutazione, in una fase in cui si sono già concretizzate due condizioni. La prima è la firma, nel dicembre dello scorso anno, del nuovo accordo quadro di cooperazione tra la Società navigazione del Lago di Lugano (SNL) e la Gestione governativa di navigazione laghi (GGNL). La seconda è invece l’inaugurazione, nel maggio di quest’anno, del pontile centrale rinnovato di Lugano, che ha una capacità elettrica rapida in grado di erogare una quantità di energia di 1,5 Megawatt. Sono elementi che ora contribuiscono a rafforzare le prospettive della navigazione nei laghi ticinesi».
Autore: Lino Terlizzi
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