“Capacità, attenzione e dedizione nell’implementare delle buone pratiche nella gestione aziendale, valorizzando il capitale umano e i principi etici e morali della nostra società”. Masaba Caffè vince, con queste motivazioni, l’edizione 2021 del PREMIO PER L’ETICA D’IMPRESA, indetto dall’Unione Cristiana Imprenditori Ticinesi (UCIT). La parta è stata consegnata all’animus dell’azienda: Jean – Claude Luvini, una vita in viaggio con il cuore spinto verso la cooperazione internazionale.
Nato in Sud Africa da papà Ticinese, è cresciuto respirando l’energia del continente africano mixata all’organizzazione manageriale tipica del popolo elvetico.
Dopo essersi laureato in filosofia e aver continuato gli studi a Ginevra approfondendo le sue conoscenze nell’ambito della cooperazione internazionale, Jean – Claude Luvini, ha prima avviato progetti di microcredito per l’India e poi lavorato per il gruppo The North Face nelle Risorse Umane e nella Ricerca e Sviluppo. Un percorso più che soddisfacente ma per lui, non era ancora abbastanza.
Elenco delle domande
In che modo ha realizzato il sogno che coltivava sin da bambino?
“Volevo lavorare con l’Africa. Forse il Karma, forse il destino, ma nel 2010, sulla mia strada è apparsa una locandina che promuoveva un safari in Uganda, organizzato dall’associazione di cooperazione Ticino-Uganda della quale faceva parte un connazionale che aveva aperto delle stazioni di lavaggio dei chicchi di caffè, proprio in quello stato. Luigi Gianinazzi mi ha dato da subito libertà di azione e io mi sono divertito ad immaginare e ad inventare. Per un po’ di tempo abbiamo condisivo il business fino a quando me ho la ceduto completamente. Ora lui con la sua associazione costruisce scuole e pozzi d’acqua per le zone più depresse dell’Africa. Ricordo ancora quando, con il primo stock di caffè, sono tornato in Svizzera e per farlo conoscere, partecipavo ai vari mercatini nelle maggiori città. Volevo far apprezzare Masaba al vecchio continente. Il lavoro e l’impegno sono stati determinanti: sono passato da lavorare in una cantina a fianco di mio padre, a chiedere consulenze per ottenere la tostatura che desideravo ed infine ad assumere 6 persone e ad aprire una torrefazione di alta qualità in Ticino. Lavoriamo 50 tonnelalte di chicchi l’anno e distinguiamo, con il confezionamento, ogni tipologia di caffè prodotto: il puro Masaba è quello viola (100% arabica). Poi utilizziamo caffè dal Ruanda collaborando con una cooperativa tutta al femminile. Chi invece acquista il nostro caffè etiope sostiene le associazioni che difendono le “spose bambine”, per sottrarle agli auguzzini”.
Nelle parole di Luvini si percepisce l’amore per ciò che fa e qualsiasi cosa dica profuma di rispetto. Si va dai temi relativi alla sostenibilità e all’impatto zero, fino a quelli legati ai suoi dipendenti. “Hanno un’età media di 50 anni, ma lo spirito dei ragazzini. Qui in Svizzera assumere una persona di una certa età costa di più e quindi, chi è “grande”, fa fatica a trovare lavoro. Io ho voluto dare stabilità a persone che ne avevano bisogno. Quattro di loro erano disoccupati prima di lavorare per me, uno invece ha una leggera disabilità”. Questo è un altro tema a cui Luvini risulta sensibile, non a caso il caffè Masaba viene tostato in aziende che danno opportunità lavorative ai diversamente abili. “Facciamo torrefazione anche avvalendoci della collaborazione di due fondazioni che danno lavoro a ragazzi disabili. Per noi sono fonte di energia anche perché, queste persone, si occupano dell’imballaggio e del confezionamento del caffè, alcuni di loro hanno anche curato parte della grafica che rappresenta Masaba. Collaboriamo anche con il carcere di Lugano. I detenuti recuperano i sacchi nei quali stocchiamo il caffè: li lavano, li stirano e creano delle borse moto belle. Questo per me significa circolarità” spiega.
Dare e avere in un cerchio che profuma di bontà e che di fiducia. Un cerchio che ora si arricchisce di significato grazie al un riconoscimento di caratura internazionale sull’etica d’impresa. Cosa significa essere un’impresa etica?
“Significa valorizzare i collaboratori, ascoltarli, rispettare l’ambiente, far confluire tutto in una logica imprenditoriale edificante e condivisa. Vincere questo premio è stato per me, per noi, un grande successo. Masaba Caffè oggi può contare su una rete appassionata e fiduciosa di consumatori. Il 40% della nostra produzione viene richiesta dai ristoranti e dagli uffici, e questo significa che molte persone diverse (per ceto, professione, età, hobby) ci degustano. Siamo presenti in alcuni negozi svizzeri che valorizzano il bello e il ben fatto. Abbiamo anche un sito web con lo shop on line (https://shop.masabacoffee.com/). Curiamo ogni dettaglio: il nostro packaging vuole trasmettere un’immagine vivace e divertente dell’Africa, di un continente in movimento, fiero di ciò che fa e produce. Vogliamo cotribuire a realizzare un ponte con l’Africa valorizzando il suo caffè. Chi cerca il vero significato di “sostenibile” viene da noi e noi siamo felici che ci trovi”.
La sua grinta e la sua lungimiranza fanno ben presto capire a chi la incontra che sono ancora molti i progetti che stanno dietro a Masaba Caffè…
“In questi oltre 10 anni di attività abbiamo fatto molto e non posso nascondere che non sia stato semplice. Ora abbiamo raggiunto una buona qualità di caffè, il marchio è riconosciuto a livello europeo, tostiamo in casa. Ciò a cui miro adesso è proseguire nella valorizzazione del capitale umano e della rete dei clienti che hanno creduto, appoggiandolo, in questo brand. Vorrei portare Masaba in tutta la Svizzera, anche se lo stanno richiedendo anche negli USA, ma forse non sono ancora abbastanza strutturato per esportare a quei livelli. Punto ad avere un forte baricentro qui e poi, eventualmente, ad andare oltre. Ad esempio vorrei una nostra sede logistica. Non voglio esser ovunque: preferisco curare e ricevere attenzione da parte di chi la pensa come noi”.
Un’ultima domanda: cosa significa Masaba?
“Masaba è il nome di una divinità che, a sua volta, dà il nome ad una montagna sacra: un vulcano alto 4221 metri di altezza. Richiama quindi la potenza nascosta e io ho sempre creduto che questo caffè, sostenibile, etico, rispettoso, avrebbe potuto fare tanto”.