Si è aperta una nuova drammatica crisi globale: l’attacco USA in Iran apre nuovi scenari, anche per l’export Made in Italy. Quale potrebbe essere il ruolo della Svizzera?

In Italia erano da poco passate le 2 della notte tra il 21 e il 22 giugno, quando gli Stati Uniti, con un attacco mirato, coordinato e preciso, hanno colpito tre siti nucleari iraniani – Fordow, Natanz ed Esfahan – con bombe “bunker buster” trasportate da bombardieri B-2 partiti dal Missouri.

Le reazioni in Occidente

La NATO sta monitorando la situazione, mentre l’Unione Europea chiede urgentemente una de-escalation, esprimendo profonda preoccupazione”. È infatti già stata fissata per domani una riunione generale con i ministri degli affari esteri e della difesa di tutti gli stati membri.

Oltre alla preoccupazione per le conseguenze politiche, sotto i riflettori ci sono anche gli impatti economici immediati che potrebbero toccare energia e trasporti ma anche gli scambi internazionali, soprattutto nel caso in cui venisse confermato il blocco dello Stretto di Hormuz e la militarizzazione del Golfo Persico. In meno di 24 ore, il prezzo del petrolio ha superato gli 85$/barile, con un balzo del +14%, e il gas naturale europeo ha registrato un aumento del +9,7%.

La Svizzera

Sebbene non vi siano ancora dichiarazioni ufficiali da parte del Consiglio Federale svizzero, la stampa elvetica lascia intendere che Berna potrebbe assumere un ruolo di mediazione, come già avvenuto in passato nei negoziati sul nucleare iraniano (ad esempio, negli accordi di Ginevra del 2013).

La Svizzera, che rappresenta gli interessi diplomatici degli Stati Uniti in Iran dal 1980, potrebbe quindi assumere un ruolo rilevante ed essere identificata come l’attore in grado di facilitare un canale di dialogo tra le parti. Non vanno però trascurati i dettagli raccontati da Swissinfo.ch, il portale d’informazione internazionale della SSR, che evidenzia anche la preoccupazione per le ripercussioni internazionali.

La stampa svizzera collega quindi l’instabilità geopolitica ai rischi per l’approvvigionamento energetico e per la stabilità dei mercati.

Il mercato svizzero paradiso sicuro per l’export italiano

Un dato che può avere molteplici interpretazioni ma che potrebbe anche ricordare agli imprenditori italiani, impegnati su mercati che risultano sempre più inavvicinabili, l’opportunità di affacciarsi con determinazione oltralpe, rispondendo alla domanda interna di forniture affidabili e di qualità, in particolare nei settori più attenzionati dai buyer elvetici, ovvero:

  • Agroalimentare (prodotti di qualità, a filiera corta. In questo ambito l’export made in Italy ha già registrato un +8.5% nel 2024, sul territorio elvetico)
  • Tecnologie verdi e automazione meccanica che ha sfiorato il tetto del +6%.
  • Innovazione tecnologica: qui la confederazione investe in startup tecnologiche innovative più del doppio dell’Italia nonostante abbia una popolazione sei volte inferiore a quella del Bel Paese

A testimoniare queste opportunità è la stessa stampa elvetica (in particolare RSI, Swissinfo.ch) che sottolinea la preoccupazione per l’escalation, ma anche la volontà di rafforzare la resilienza economica interna e le relazioni con partner europei affidabili, come l’Italia.

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