La Rivista

davanti alla fontana che con i 40 metri del suo getto è a sua volta un luogo di svago molto apprezzato. Il centro storico Si entra nel centro storico passando per la grande piazza Cavour, a sua volta sede di mercati e manifestazioni e costeggiata da hotel e ristoranti. Due passi e ci si ritrova davanti all’imponente mole del Duomo, uno degli edifici religiosi più importanti del Nord Italia. Con il grande rosone che caratterizza la facciata riccamente decorata, la Cattedrale di Santa Maria Assunta racconta tre secoli di storia artistica (tanti ne richiese l’edificazione, avviata a fine Trecento e conclusa alle soglie dell’era barocca) mescolando il tardo-gotico delle origini agli elementi rinascimentali che si ritrovano soprattutto nella decorazione pittorica e scultorea dell’interno. Il gran numero di visitatori si mescola con la folla onnipresente tra la piazza antistante e i tavolini dei bar, che fra uno spritz e un trancio di pizza si gode l’atmosfera unica di questo baricentro simbolico della città. Uno sguardo verso l’alto e appaiono alcuni dei segni forti del paesaggio circostante. A sud il torrione del Baradello, la “sentinella in pietra” che è l’unica parte ancora intatta di un castello del XII secolo che dominava le vie d’accesso a Como. Distrutto durante la dominazione spagnola nel ‘500, si dice abbia ospitato il Barbarossa, alleato della città contro Milano. A est, il faro di San Maurizio sulla collina di Brunate, raggiungibile dal lungolago con l’omonima funicolare, è il più frequentato dei punti panoramici della città. La “placida routine lacustre” (gastronomica e non solo) è ormai un ricordo Ci addentriamo nel pieno della zona pedonale. Le vetrine che si alternano lungo i cardi e i decumani dell’antico impianto urbanistico romano sono un’attrattiva di prim’ordine per il pubblico alla ricerca delle tentazioni dello shopping (o anche semplicemente di una passeggiata all’ombra, o di un gelato). Ma sembra che l’età d’oro in realtà sia già alle spalle: non passa anno senza che alcuni dei negozi storici della città chiudano i battenti, cedendo alla pressione dei grandi brand internazionali in cerca di spazi di prestigio per i loro punti vendita. Una tendenza che d’altronde si presenta ovunque nei centri storici delle città europee, e Como non poteva fare eccezione. Non tutti in centro sono contenti dell’invasione turistica. C’è chi lamenta un turismo di bassa qualità (e cioè: che non spende, o spende poco). Di fatto, locali e ristoranti sembrano essere sempre pieni. Grazie anche alla metamorfosi in corso nella ristorazione comasca. Un tempo, per citare un’autorità in materia come il Gambero rosso, a caratterizzare l’offerta lariana era una “placida routine lacustre” fatta di risotto, pesce persico e missoltini (forse l’ingrediente più famoso della cucina lariana: pesci di lago – agoni, per la precisione – salati ed essiccati, da gustare insieme alla polenta). Negli ultimi anni invece il panorama dell’offerta gastronomica si è vivacizzato, si parla di una vera e propria “rinascita della cucina d’autore”, e non si contano i ristoranti (spesso legati ai tanti alberghi a cinque stelle) dove le nuove star dei fornelli si cimentano con la reinvenzione del patrimonio gastronomico tradizionale. Un’offerta, va da sé, riservata alla fascia alta (anzi, altissima) degli avventori. Ma non è solo a loro, naturalmente, che la ristorazione comasca si rivolge: complice la nuova “alfabetizzazione” condotta massicciamente da tv A due passi dal lago, in pieno centro storico, l’imponente mole del Duomo è uno degli edifici religiosi più importanti del Nord Italia La Rivista Il Belpaese La Rivista · Giugno 2024 33

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ1NjI=