in un contesto di mobilità transnazionale e spesso non si considerano e non vogliono essere confuse con i “migranti” designati come tradizionali. Tuttavia, l’immigrazione recente (soprattutto a partire dal 2007-2008) di persone provenienti dall’Italia comprende anche persone dal profilo formativo e di qualifica più tradizionale (operai, artigiani, titolari di piccole imprese). Quindi, come viene descritto in più di un articolo, l’immigrazione italiana è diventata molto più eterogenea rispetto a quella a cui si era abituati in Svizzera al tempo dello statuto dello stagionale, dell’immigrazione soprattutto proletaria, del rifiuto degli usi e costumi (perfino dell’alimentazione!) da parte della popolazione autoctona, ai tempi dell’iniziativa contro l’”inforestieramento” del partito di James Schwarzenbach. Erano tempi caratterizzati dalla segregazione sociale, dalla discriminazione in molti ambiti. Nei cantoni francofoni i quartieri abitati da persone e da famiglie italiane venivano etichettati come “villages nègres”. Questo aspetto viene trattato in più di un contributo, in particolare ad esempio sul difficile accesso alla mobilità scolastica e alla cittadinanza o alla partecipazione, in generale, alla vita sociale del luogo di residenza. Non solo l’immigrazione italiana è diventata più spiccatamente multiforme in seguito ei nuovi arrivi, ma il livello di formazione e qualifica delle nuove generazioni – dei discendenti dell’emigrazione di prima generazione - si è tendenzialmente elevato. Una nuova percezione È mutata anche la percezione che se ne ha nella popolazione autoctona. Alcuni contributi del volume descrivono questa evoluzione in senso antropologico, tangibile, ad esempio dal punto di vista di come le tradizioni culinarie italiane una volta denigrate, sono entrate gradualmente nella cultura gastronomica svizzera. In questo modo sono cambiate le abitudini alimentari non solo degli italiani, ma degli italofoni e anche della popolazione svizzera di qualsiasi lingua e cultura. Vi sono stati e continuano ad esserci processi di integrazione reciproci. Nel mondo dell’associazionismo italiano si osserva una trasformazione analoga: anche se da un lato le antiche forme di associazionismo tendono ad estinguersi, emerge e si materializza una curiosità dei nuovi immigrati nei confronti dell’aggregazione in associazioni originariamente solo italiane o orientate verso l’Italia. Inoltre, i temi affrontati nelle attività associative si orientano sempre più su questioni relative alla vita in Svizzera, non da ultimo perché numerose sono le persone con doppia cittadinanza. L’associazionismo diventa anche digitale (p. 165), e qui si rivela plausibile l’ipotesi della possibile banalizzazione dell’origine e delle frontiere: alla comunicazione attraverso i social media partecipano persone di varia provenienza, anche di origine né svizzera né italiana, che usano l’italiano come lingua veicolare. Il dialogo e la collaborazione tra persone di origine italiana e svizzera all’interno dei sindacati svizzeri, ricostruito storicamente in uno dei contributi, è un ulteriore esempio di come l’immagine vecchia (ma del tutto reale) di una assoluta contrapposizione tra la gli immigrati italiani, gli italofoni elvetici e il resto della popolazione svizzera si sia stemperata a molti livelli. Insomma, se fino a non molto tempo fa le varie componenti dell’italianità presenti nella “Svizzera polifonica” (p. 20) erano spesso quasi totalmente isolate le une dalle altre, si assiste oggi a molte espressioni di dialogo e di collaborazione, di permeazione delle esperienze e delle identità. Ma il sottotitolo del volume recita “Analisi e prospettive elvetiche”. E infatti molti dei contributi illustrano aspetti finora davvero poco trattati o poco conosciuti, documentando come nella storia della Svizzera e nelle istituzioni culturali (radio, televisione, cinema, per citarne solo alcune) l’italianità elvetica si è manifestata e si è sviluppata, a tratti anche con intrecci molto significativi con l’italianità di origine italiana: per esempio durante il Ventennio fascista (a vario titolo), prima e dopo di esso, e fino ai giorni nostri. Il grande pregio del volume, promosso da Coscienza Svizzera, deriva dallo stupefacente ventaglio di temi toccati e dalla ricchezza di dati provenienti da ricerche storiche, sociologiche, linguistiche, con l’apporto di studiose e studiosi, giornalisti e attenti osservatori e osservatrici partecipanti – in gran parte di lungo corso - di origine svizzera, italiana, ma non solo. Fibbi, Rosita/ Marcacci, Marco/ Valsangiacomo, Nelly (a cura di) (2023): Italianità plurale. Analisi e prospettive elvetiche. Armando Dadò editore. ISBN 978-88-8221-668-1. pp 217 pagine; CHF 24.- La Rivista · Marzo 2024 57
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