vica», che, per l’occasione, seguirono «Palmiro Togliatti, che arrivo ad associare, fra i nemici del comunismo, Mussolini, Sturzo e Matteotti, considerato un “socialtraditore”». Solo a distanza di anni, i comunisti italiani che, per bocca dello stesso Antonio Gramsci, lo avevano definito il «pellegrino del nulla», riconobbero i suoi alti meriti di grande antifascista e di eroe che si era immolato per la libertà e la democrazia. Di recente, Aldo Cazzullo, partendo proprio dal delitto Matteotti, ha, tra l’altro, riassunto così la figura del duce del fascismo e del suo ventennio di potere assoluto: «Cent'anni fa, in questi stessi giorni, la nostra patria cadeva nelle mani di una banda di delinquenti, guidata da un uomo spietato e cattivo. Un uomo capace di tutto», rendendosi responsabile della morte dei principali oppositori: Matteotti, Gobetti, Gramsci, Amendola, don Minzoni, Carlo e Nello Rosselli. Aveva conquistato il potere con la violenza – non solo manganelli e olio di ricino, ma bombe e mitragliatrici –, facendo centinaia di vittime. Dopo la sua salita al potere aveva imposto una cappa di piombo: tribunale speciale, polizia segreta, confino, tassa sul celibato, esclusione delle donne da molti posti di lavoro. Aveva commesso crimini in Libia – 40 mila morti tra i civili –, in Etiopia, in Spagna. Aveva usato gli italiani come cavie per cure sbagliate contro la malaria e per vaccini letali. Era stato crudele con tanti: a cominciare dalla sua amante Ida Dalser e dal loro figlio Benitino. La guerra non fu un impazzimento del Duce, ma lo sbocco logico del fascismo, che sostiene la sopraffazione di uno Stato sull'altro… Idee che purtroppo non sono morte con Mussolini». A cento anni dal suo assassinio, a noi piace ricordare Giacomo Matteotti, insieme ad Alberto Aghemo, ancora «vivo e vitale, seduto a un tavolo del Coopi, accanto a Pietro Bianchi, mentre sfoglia la corrispondenza “sovversiva” appena ritirata al fermoposta e si confronta con il compagno proletario: amico tra gli amici, esule tra gli esuli, socialista tra i socialisti». Copertina del volume di Carlo Galeotti, Mussolini ha sempre ragione, Milano 2020. La Rivista Cultura La Rivista · Marzo 2024 51
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