Specchio delle mie brame… … qual è il sistema scolastico più bello del reame? La Rivista La Lingua batte dove... Giusto per parafrasare la celebre frase pronunciata dalla matrigna cattiva di Biancaneve, ma si tratta di una domanda che mi sono posto spesso in questi anni da persona che possiede una formazione scolastica italiana, tipicamente umanistica, e lavora a stretto contatto con una realtà pedagogico-formativa, come quella elvetica, considerata da molti un modello da seguire. È doverosa una premessa: le mie prestazioni al Liceo classico in Italia erano piuttosto mediocri. Per cinque anni di seguito sono riuscito a farmi rimandare a settembre alternativamente in Latino e Greco antico. La responsabilità era sicuramente mia. Ero un adolescente timido e abbastanza insicuro che viveva in una cittadina italiana di provincia molto noiosa. Andare a scuola faceva parte dei miei doveri e quel tipo liceo avrebbe dovuto prepararmi, in modo adeguato, per gli studi universitari che, per me, erano già programmati fin dalla prima infanzia. Conoscere il pensiero di Socrate, Platone e Aristotele e tradurre Cicerone o Catullo doveva essere funzionale per diventare un degno discepolo di Esculapio, guaritore di corpi e forse anche di anime. Ecco, tra i 14 e i 18 anni non riuscivo a capire il nesso tra la filosofia, la retorica o la poesia classica e una professione, come quella del medico, che richiede un approccio scientifico. Nessuno me lo spiegava in modo adeguato. Nemmeno mio padre, medico. Sapere saper fare e … saper far sapere Il collegamento tra Umanesimo e Scienza lo scoprii dopo la Maturità, quando decisi di fare tutt’altro nella vita, tra la perplessità dei miei genitori. Occupandomi di lingue, moderne e antiche, all’università in Italia, in Germania e in Svizzera iniziai a sfruttare con profitto quello che avevo, inconsciamente, imparato sui banchi liceali. Qualcuno, nei Paesi di lingua tedesca, mi ha detto che possiedo un fundiertes Allgemeinwissen, ma la realtà è che sono rimasto un ricercatore curioso di scoprire sempre cose nuove e quindi non do mai per scontato quello che credo di aver capito sulle materie che mi piacciono. Più che fundiert, io direi beweglich. Per altri, invece, possiedo un sapere troppo teorico e quindi inutile dal punto di vista pratico. Questo è vero solo in parte. Sono, infatti, piuttosto bravo a risolvere le parole crociate in italiano e tedesco, riscuotendo una certa ammirazione tra le persone che mi stanno vicino. Meglio di niente, mi pare. In ogni caso, a distanza di tanti anni di Raffaele De Rosa Specchio delle mie brame… La Rivista · Marzo 2024 52
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