suno capira niente». Il resto è storia ben nota: gli arresti del Dumini. che per molti anni ricattò Mussolini, dicendo che, in caso di sua morte, sarebbe stato reso pubblico un dossier, sui segreti dell’affare Matteotti, depositato negli USA; i continui depistaggi sulla vicenda; l’insabbiamento delle varie inchieste, ecc. Da “pellegrino del nulla”… a grande eroe antifascista Soltanto il 3 gennaio 1925, ormai saldamente al potere, non avendo più bisogno dei voti dei liberali e dei nazionalisti, che lo avevano appoggiato fino al 1° luglio 1924, con la maggioranza assoluta conquistata con i brogli elettorali, per chiudere secondo lui, per sempre la questione, si assunse la responsabilità di tutto quanto era avvenuto in Italia negli ultimi mesi e specificamente del delitto Matteotti, tra l’altro, dicendo: «Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea, ed al cospetto di tutto il popolo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto e avvenuto». Gli oppositori del fascismo avevano intanto sottovalutato la portata di quel delitto: «I Popolari (ormai orfani di Sturzo, ma non ancora guidati da De Gasperi)» non presero una posizione netta in difesa di Matteotti, nonostante essi stessi fossero stati già vittime della barbaria fascista con l’uccisione di alcuni loro esponenti, dei quali basta ricordare Don Minzoni (Giovanni Minzoni), che, la sera del 23 agosto del 1923, era stato aggredito, davanti alla sua parrocchia di Argenta (Ferrara), da due squadristi fascisti e, a seguito delle lesioni riportate, era morto poche ore piu tardi. Tra i cattolici a prendere pubblicamente posizione contro Mussolini ci fu Don Giovanni Gatti, parroco di Caspoggio e guida spirituale del movimento cattolico valtellinese, che, «dopo aver assunto un atteggiamento di condanna per il delitto Matteotti, perseguitato dal fascismo», riparo in Svizzera, per «continuare da Bellinzona, [dove insegno per oltre vent’anni nel collegio Soave], sin dal 1924, la lotta alla dittatura». Né solidarietà e nemmeno cordoglio per il delitto Matteotti «da parte degli stessi socialisti di matrice bolsceI giovani socialisti ticinesi, giunti da tutto il Cantone, manifestano davanti alla stazione di Bellinzona con bandiere e striscioni per ricordare Giacomo Matteotti nell’ottavo anniversario del suo assassinio (24 giugno 1931), ed il motto Lotta al fascismo. Copertina del volume di Riccardo Nencini, Solo, Milano 2021 La Rivista · Marzo 2024 50
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