La Rivista

Mongalorum (Storia dei Mongoli) fu ben presto seguito da altri missionari ed esploratori, tra cui il fiammingo Guglielmo di Rubruck (1220-1293 circa), anch’egli francescano dell’Ordine dei frati minori, che, aveva accompagnato alla Settima crociata, re Luigi IX di Francia, dal quale, nel 1248, fu inviato in missione presso i tartari, allo scopo di convertirli al cristianesimo e farne degli alleati contro i turchi. Partito, il 27 maggio 1253, da San Giovanni d’Acri (Palestina), dopo un estenuante viaggio, arrivò a Karakorum il 27 dicembre 1253. Restò alla corte mongola di Munke Khan, nipote di Gengis Khan e fratello di Kublai Khan, fino all’8 luglio 1254, per fare ritorno in Terrasanta, ad Antiochia, il 29 giugno 1255. Al suo ritorno scrisse una importante Relazione piena di notizie curiose, divisa in due parti. La prima si intitola Itinerario di Oriente; la seconda Trattato degli usi e costumi dei Tartari. La sua Relazione, fatta a re Luigi IX, confermando il racconto di Giovanni da Pian di Carpine, apportava nuove preziose notizie sull’Asia centrale, sui suoi abitanti, sugli usi e i costumi di quei popoli. Oltre che a stabilire relazioni con i mongoli, queste delegazioni papali avevano, come detto, anche il compito di allacciare eventuali rapporti con i discendenti del leggendario regno cristiano di Preste Gianni. Ad arricchire il racconto dei francescani, che si erano spinti fino a Karakorum, avrebbero dato un prezioso contributo anche le spedizioni dei fratelli veneziani Matteo e Nicolò Polo, che fornirono notizie più precise sulle terre dell'Estremo Oriente asiatico e, in particolare, sul Catai, l’odierna Cina, i cui contatti con Roma erano già vagamente documentati da cronache risalenti al primo e al secondo secolo d.C. Nicolò e Matteo Polo, dopo aver stabilito proprie sedi commerciali a Costantinopoli e sul Mar Nero, raggiunsero per primi quella lontana regione. Partiti dalla Crimea per il basso Volga (1261), esercitarono il commercio nel khanato tartaro-mongolo dell'Orda d'Oro e proseguirono poi fino a Bukhara o Bucara nell’odierno Uzbekistan, dove restarono per circa tre anni. Nel 1264 si unirono ad un'ambasceria persiana inviata da Hulagu o Hülegü (1217-1265), il primo khan di Persia, al fratello Kublai o Khubilai, Gran Khan, allora residente ancora a Karakorum. Matteo e Nicolò Polo, dopo aver girato in lungo e in largo quelle vaste regioni, fecero ritorno in Europa, con il proposito di riprendere, al più presto, il viaggio verso quelle lontane terre. Matteo e Niccolò erano, tra l’altro, latori di una lettera di Kublai Khan, che invitava il Pontefice romano ad inviare degli ambasciatori e dei missionari nel suo regno. Non essendo riusciti, a causa della prolungata vacanza sul Soglio di Pietro, a consegnare quella missiva, i due fratelli, nell’autunno del 1271, dopo aver saputo che Kublai Khan aveva deciso di spostare la capitale del suo Impero da Karakorum a Khanbaliq (Città del Gran Khan), l’odierna Pechino, nel Catai, decisero di recarsi in quel paese. Le dévisement du Monde In compagnia di Marco, figlio di Niccolò, che allora aveva circa 17 anni, i fratelli Polo si fermarono prima a Costantinopoli e poi a San Giovanni d’Acri, capitale del Regno crociato di Gerusalemme, dove incontrarono Tebaldo Visconti (1210 circa–1276), che, al seguito di re Edoardo I d’Inghilterra, era impegnato a predicare la Nona crociata. In quella occasione, i fratelli Polo si lamentarono della mancanza di un Papa, con il quale concordare lo scambio di lettere con il Gran Khan. Poco tempo dopo la loro partenza, i Polo vennero a sapere che, finalmente, dopo ben 33 mesi di vacanza, un lungo e contrastato conclave, tenutosi a Viterbo, aveva eletto un nuovo successore sul Soglio di Pietro. La scelta era caduta proprio su Tebaldo Visconti, che aveva assunto il nome di Gregorio X, divenendo il 184° pontefice della Chiesa cattolica dal 1° settembre 1271. I tre viaggiatori, si incontrarono, sempre in Terrasanta, con il nuovo Pontefice prima del suo ritorno a Roma. Gregorio X rispose allora alla lettera di Kublai Khan per stabilire rapporti diplomatici con il Kublai Khan, imperatore del Catayo La Rivista Cultura La Rivista · Giugno 2024 46

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