La Rivista

È stata del 51,08% la partecipazione al voto alle elezioni per il Parlamento europeo che si sono svolte dal 6 al 9 giugno scorso, poco più della metà degli aventi diritto, un dato leggermente superiore a quello registrato alle consultazioni precedenti, nel 2019, quando l’affluenza era stata del 50,66%. Il nuovo Parlamento europeo ai blocchi di partenza di Viviana Pansa burgo, Belgio, Austria e Ungheria. Qui, anche se con il peggior risultato da molti anni, Fidesz, il partito politico di Viktor Orbán, si conferma come il più votato, mentre in Austria, il Partito popolare è stato superato, anche se di poco, dal partito di estrema destra FPÖ. L’Unione Cristiano-Democratica ha tenuto in Germania, dove è risultata la più votata con il 30% dei consensi, ma il successo di Alternative für Deutschland (AfD), secondo partito con il 15,9 % dei voti, ha messo in luce tutta la debolezza del cancelliere social-democratico Olaf Scholz – l’Spd ha ottenuto solo il 13,9% dei voti. È andata molto peggio al presidente francese Emmanuel Macron, la cui formazione politica è stata doppiata dall’estrema destra del Rassemblement National guidato da Marine Le Pen e Jordan Bardella, che ha raggiunto il 32% circa dei consensi. In seguito a questo risultato, Macron ha sciolto il Parlamento e convocato nuove elezioni legislative, il 30 giugno e 7 luglio. Timori e interrogativi su una possibile vittoria delle destre anche alle prossime elezioni legislative sono ulteriormente cresciuti poi con la mossa del leader del partito gollista Eric Ciotti che ha annunciato – di fatto in disaccordo con gran parte del suo partito – la sua intenzione di allearsi con il Rassemblement Il timore di un crollo della partecipazione ha trovato solo una parziale conferma in Italia, dove la percentuale dei votanti si è mantenuta al 48,31% – nel 2019 era stata del 54%, - ma è testimoniato comunque dalle percentuali minime registrate in Croazia, per esempio, dove ha votato il 21% degli aventi diritto, o in Lituania – qui ha votato solo il 28% degli aventi diritto, - Lettonia, Estonia, Bulgaria, Slovacchia, Portogallo – tutti Paesi in cui la percentuale non ha superato il 40%. Più motivati i cittadini austriaci, con il 56% di partecipazione, i danesi, gli ungheresi (59%) e i tedeschi, con il 64% di partecipazione al voto. Tengono i popolari, avanza la destra Timori confermati anche per l’ascesa dei partiti di estrema destra, che in alcuni casi - in Francia in particolare, - hanno causato un vero e proprio terremoto del quadro politico interno. Il Partito popolare europeo (Ppe) però ha retto l’urto e ottenuto 12 parlamentari in più rispetto alla legislatura uscente, confermandosi come forza maggioritaria anche nel nuovo Parlamento dell’Unione. Partiti di destra legati al gruppo parlamentare europeo di “Identità e Democrazia” hanno avuto la maggioranza dei voti in Francia, in LussemLa Rivista Europee La Rivista · Giugno 2024 15

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