La Rivista

ne solidamente radicata nelle abitudini gastronomiche baresi è il Molo San Nicola: nel vernacolo locale, “’ n derr a’la lanz”, la cui traduzione, che suona più o meno “in terra alla lancia”, si comprende solo grazie all’etimologia: un tempo i pescatori attraccavano con le loro barche in legno, le “lance”, a questo molo e posavano il pescato “n’derr”, per terra, dove i clienti lo sceglievano e lo acquistavano, appunto, “ai piedi della barca”. Una storia dal sapore levantino Uno dei luoghi privilegiati per dominare in posizione sopraelevata le due componenti più caratteristiche della città, il mare a est e la città vecchia a ovest, sono i bastioni di via Venezia. Da qui, una breve passeggiata regala una delle viste più spettacolari sulla grande chiesa dedicata al santo patrono. La Basilica di San Nicola ha una storia dal sapore levantino, che sembrerebbe perfettamente in linea con l’anima imprenditoriale della città. Una storia che risale all’undicesimo secolo, quando 62 marinai sottrassero le reliquie del santo dalla città di Myra, oggi in Turchia, e le trasportarono per nave a Bari. Immediata la decisione di costruire qui un luogo di culto dedicato a San Nicola. La basilica è oggi considerata uno degli esempi più puri di romanico pugliese, e le reliquie frutto del trafugamento sono custodite nella magnifica cripta che, stando alla leggenda, nasconderebbe anche il più ambito dei segreti, il Sacro Graal. Per alcuni, nella cripta sarebbe celata anche la lancia con cui il soldato Longino trafisse il costato di Cristo durante la Crocifissione. Favole, in tutta evidenza, ma che sottolineano nel linguaggio della leggenda la grande importanza della basilica di San Nicola per la fede cristiana. E non solo da questa parte dell’Adriatico, come dimostra la gran quantità di pellegrini e di visitatori provenienti dalla Russia e dagli altri paesi di fede ortodossa che si affollano nei luoghi consacrati al Santo. Fra questi, anche la statua donata da Putin alla città nel 2007 e oggi collocata davanti alla cattedrale di San Sabino. L’opera è stata comprensibilmente al centro di forti polemiche dopo l’invasione russa in Ucraina: in ventimila lo scorso anno hanno firmato una petizione che chiedeva di rimuoverla. Di parere opposto l’amministrazione cittadina, che non ha ritenuto necessario rimandare la statua al mittente, e ha invece deposto una corona di fiori sul monumento «come gesto di solidarietà verso il popolo ucraino e auspicio di pace». Il teatro Petruzzelli è uno degli edifici simbolo della città, uno dei quattro teatri più importanti d’Italia nonché lo spazio teatrale privato più grande in Europa, ricostruito dopo che un incendio doloso lo aveva distrutto nel 1991 La Rivista · Dicembre 2023 39

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