La Rivista

avrebbero “conseguenze molto importanti” per l’ente radiotelevisivo, a cui mancherebbero fino a 240 milioni di franchi dal 2027. Circa 900 posti di lavoro dovrebbero essere gradualmente tagliati in tutte le regioni, ha sottolineato la SSR, che si oppone alla proposta del Consiglio federale. “Una democrazia dipende dal fatto che le cittadine e i cittadini siano ben informati”, ha affermato Jean-Michel Cina, presidente del Consiglio di amministrazione della SSR. “In un momento in cui i media lottano con crescenti problemi di finanziamento e posti di lavoro vengono tagliati, è un errore indebolire massicciamente la SSR”. La riduzione colpirebbe pesantemente anche la RSI, la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. Secondo le stime del Sindacato svizzero dei media SSM ci sarebbero almeno 150-170 esuberi e le conseguenze economiche non sarebbero solo interne. Nella Svizzera italiana la RSI lavora con 52 ditte esterne, il cui personale sarebbe a rischio. È una delle principali aziende formatrici della regione, genera un valore aggiunto di 213 milioni, secondo uno studio del BAK Basel. Come afferma anche Giovanna Masoni-Brenni, vicepresidente della SSR e presidente della SSR Svizzera italiana CORSI (la società regionale SSR che rappresenta il pubblico della RSI): “La SSR è un pilastro del federalismo culturale, grazie al quadrilinguismo e alla chiave di riparto che permette a tutte le regioni linguistiche di avere un’offerta di servizio pubblico equivalente. A livello nazionale dovremo continuare a difenderla, perché se i mezzi a disposizione diminuiranno, le redazioni regionali (decentrate) ne saranno fortemente colpite e ci sarà anche chi cercherà di mettere in discussione la ripartizione, che per la Svizzera italiana è fondamentale. Pensiamo che la RSI contribuisce al budget SSR per il 4% e ne riceve il 20%!”. Rinnovo dei vertici In attesa (e in preparazione) delle grandi sfide che l’attendono, la SSR rinnova anche i suoi vertici. Con il 2024 si è aperto un nuovo periodo amministrativo di quattro anni ed è quindi stato nominato il Consiglio di amministrazione, che rimarrà in carica fino al 2027. Sono quattro (su nove effettivi) i nuovi membri. Si tratta dei tre nuovi presidenti delle società regionali - Giovanna Masoni Brenni per la SSR Svizzera italiana CORSI, Hugues Hiltpold per la SSR Suisse romande e Andreas Häuptli per la SRG Deutschschweiz – nonché di un membro nominato dal Consiglio federale, Hans-Ueli Vogt. Sono stati confermati dal quadriennio precedente il presidente Jean-Michel Cina e i membri Alice Šáchová-Kleisli, Sabine Süsstrunk, Ursula Gut-Winterberger e Vincent Augustin. Se il rinnovo del Consiglio di amministrazione rappresenta un passo obbligato all’avvio del nuovo quadriennio, la decisione di nominare un nuovo direttore o una nuova direttrice generale ha invece una connotazione strategica. L’attuale direttore Gilles Marchand avrebbe dovuto restare in carica fino al raggiungimento del 65° anno di età, a inizio 2027. Questo avrebbe implicato un processo di successione nel 2026, in pieno periodo di votazione. Considerato questo scenario, il Consiglio d’amministrazione e il direttore generale hanno deciso di comune accordo di anticipare il processo, affinché già a inizio 2025 sia pronta a entrare in funzione una nuova direzione generale. “Prendere questo tipo di decisioni significa preparare bene il futuro” ha affermato Marchand, ammettendo che avrebbe avuto voglia di combattere anche questa battaglia: “Si vorrebbe combattere le battaglie quando sono così cruciali e quando si è così legati alla propria azienda, come io sono legato alla SSR. Ma proprio per questi motivi bisogna essere capaci di riflettere su cosa è davvero importante per l’azienda, in una prospettiva di pianificazione politica molto difficile e tesa” ha affermato in un’intervista alla RTS. Sono infatti quasi trent’anni che Marchand è impegnato per la SSR. È stato dapprima direttore di TSR (2001-2009) e in seguito alla convergenza, di cui è stato uno dei fautori, di RTS (2010-2017). Dal 2017 è direttore generale della SSR. Questo periodo è stato marcato in particolare dal rifiuto dell’iniziativa «No Billag» da parte di oltre il 70% della popolazione nel 2018, nonché dalla profonda trasformazione digitale del servizio pubblico audiovisivo e da investimenti sempre più massicci in produzioni svizzere (film, serie e documentari) accompagnati dall’introduzione della piattaforma streaming nazionale Play Suisse. Il processo di selezione della nuova Direzione generale è in corso e l’entrata in carica è prevista al più tardi all’inizio del 2025. La Rivista · Marzo 2024 75

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