La Rivista

della pittura accademica dedita soprattutto al disegno, e cercano idee nuove, nuove possibilità per esprimere l’arte. Scoprono la luce, l’atmosfera, che mettono a fuoco mentre le forme e le figure vengono sfocate, prediligono colori più chiari, cercano di non usare il nero in quanto anche il nero nella natura riflette altri colori. La luce cambia velocemente, è diversa a seconda del momento della giornata, della stagione, delle condizioni atmosferiche, per cui, per fissare in un dipinto una data immagine che si dissolve in un centesimo di secondo, occorre una tecnica nuova, rapida, immediata. Quindi non lavorano chiusi in un atelier, ma escono e dipingono en plein air, davanti al soggetto, sur le motiv, prediligendo soprattutto ciò che è mutevole e sfuggente. La pittura deve buttar giù velocemente le sensazioni visive. L’importanza di queste sensazioni visive aiuta a comprendere perché Cézanne descriva Monet come “soltanto un occhio, ma che occhio!”.2 Si prediligono scene ariose, ampi boulevards cittadini, panorami fluviali e marine. I pittori scelgono i soggetti e i punti di vista in modo che la caduta della luce produca solo ombre minime. Una delle illuminazioni preferite è la luce diretta, che cade in pieno sul soggetto da dietro le spalle dell’artista, collocando così le ombre fuori di vista, dietro agli oggetti/personaggi della scena.3 I quadri hanno prevalentemente piccoli formati, giacché ci si sposta a piedi con cavalletto, tele, colori a olio in tubi (di recente invenzione) e si lavora in fretta, senza dare importanza ai dettagli: per questi c’è ora la fotografia. Non si eseguono più bozzetti su carta, né disegni preparatori, niente più contorni precisi, tutte operazioni che richiederebbero molto tempo, ma i colori puri sono stesi direttamente sulla tela con rapidi tocchi, pennellate veloci e apparentemente poco precise. I quadri dipinti con questa tecnica sono da ammirare da una certa distanza: da vicino l’effetto è sfocato, impreciso, approssimativo. I temi storici e mitologici, come quelli religiosi vengono completamente scartati, mentre viene prediletta la vita quotidiana non solo delle classi più abbienti, ma anche degli emarginati. Con soggetti umili si può fare della grande pittura Osservando le opere di Manet, Monet, Renoir, Pisarro, Degas, Sisley, Cézanne, o Morisot, a parte alcuni lavori che hanno dipinto insieme, non hanno molto in comune riguardo alla tecnica, alle sfumature, persino alle tematiche che negli anni diverranno molto differenziate. La mano di Monet si distingue da quella di Renoir, come la tecnica di Cézanne da quella di Morisot. Sisley preferisce solitamente dolci panorami campestri, paesaggi, villaggi, vedute fluviali nei quali la presenza umana è evidente. Degas, come la maggioranza degli uomini del suo tempo, frequentatore assiduo del balletto classico dell’Opera, è conosciuto e apprezzato soprattutto per le sue ballerine, che ritrae nel chiuso delle aule o dei palcoscenici: l’affascinante leggerezza dei corpi nel tulle bianco o variopinto, le scarpette di satin e i fiocchi che le stringono in vita. Monet per tutta la vita esce a dipingere immerso nella natura; il suo atelier è formato dalle luci, dalle brezze, dal vento, dalle acque immobili o lentamente scorrenti o agitate dalle onde, dai fiumi, dalle nebbie, Berthe Morisot; donna alla sua toilette, 1875; Art Institute Chicago La Rivista · Marzo 2024 63

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