La Rivista

e intransigente, annunciando, per la seduta dell’11 giugno, un altro suo duro intervento per portare alla luce «tanti buchi neri imbarazzanti del regime in ascesa: dal falso pareggio di bilancio al caso delle bische clandestine». E fin qui ci poteva stare. A firmare il suo atto di morte fu però la notizia trapelata dal suo entourage, che avrebbe anche denunciato «lo scandalo delle tangenti petrolifere della Sinclair Oil», per il quale «si era recato più volte all’estero per approfondire alcuni dossier scottanti». Matteotti sapeva che su quell’argomento, di dare in mano straniera il monopolio assoluto dei petroli in Italia, poteva rompere il fronte fascista più nazionalista e quello del mondo economico-finanziario, tagliato fuori dall’affare, che appoggiava il duce. Era l’ultima carta che poteva giocare e ne valeva la pena! Gli stretti rapporti tra Mussolini e i petrolieri americani risalivano al 1920, quando fu organizzato un finanziamento della banca di John Davison Rockefeller, presidente e fondatore della Standard Oil, alle camicie nere, in cambio della promessa di future concessioni nel campo del commercio dei prodotti petroliferi. Nel 1922, la Standard Oil, attraverso la sua controllata Sinclair Oil, fondava la SIAP, che avrebbe ottenuto poi il monopolio del commercio dei petroli in Italia. Il 29 aprile 1924, il Governo italiano aveva, infatti, concesso alla società petrolifera statunitense l'esclusiva cinquantennale per la ricerca e lo sfruttamento di tutti i giacimenti petroliferi presenti in Emilia e in Sicilia, provvedimento concluso il 1° maggio 1924 con «l’Approvazione della Convenzione Sinclair da parte del Consiglio dei ministri» e, il 4 maggio, «con la firma del regio decreto-legge n. 677 del 1924, di approvazione della convenzione Sinclair». Due giorni dopo, 6 maggio 1924, Il Nuovo Paese, giornale filofascista, denunciava quell’accordo, tra l’altro, scrivendo: «Da due mesi lanciavamo da queste colonne il nostro grido d’allarme (...) noi sapevamo quanto stava tramando ai danni dell’Italia il corruttore Sinclair. Noi sapevamo che i suoi luridi emissari in combutta con gli ermellini di via XX Settembre (sede del Ministero dell’economia nazionale, n.d.r.) si accingevano ad impadronirsi dell’Italia». Quella decisione aveva creato, dunque, un certo malessere nello stesso blocco fascista, e Matteotti ne voleva approfittare per tentare un’ultima ed estrema spallata a Mussolini. Sui loschi affari petroliferi del fascismo, alla base del delitto Matteotti, concorda anche il figlio del parlamentare socialista Matteo Matteotti, che, tra l’altro, ha scritto: «L’assassinio di mio padre non fu un delitto politico, ma affaristico. Mussolini non aveva alcun interesse a farlo uccidere… Sotto c’era uno scandalo di petrolio…». Passata la buriana, dopo l’assassinio Matteotti, per rabbonire la debole opposizione interna, Mussolini, nel 1926, si fece allora promotore della fondazione dell’AGIP, una società tutta italiana per l’estrazione dei petroli e idrocarburi. La SIAP continuo, tuttavia, indisturbata ad avere il monopolio della vendita fino al 1939, fino a quando cioè il duce non la requisì come industria di un paese straniero probabile futuro nemico. Il 16 agosto il corpo di Giacomo Matteotti viene scoperto nella macchia della Quartarella presso il paesino di Riano. Il cadavere è nudo, privo perfino della fede nuziale La Rivista · Marzo 2024 48

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