di incredulità, limitato nel tempo, permette in seguito alla mente e a tutto l’organismo di cominciare a elaborare l’evento traumatico e di sviluppare gradualmente le risorse necessarie per affrontarlo. Allorché invece l’atteggiamento di negazione perdura nel tempo, esso assume chiaramente tratti patologici, rendendo necessario il ricorso a un sostegno psicologico. Un meccanismo simile si attiva tipicamente negli individui affetti da dipendenze, i quali spesso si ostinano a negare l’esistenza del loro grave problema e rifiutano aiuti esterni. Negazionismo storico e scientifico come nutrimento identitario L’attualità ci offre molteplici esempi di persone che praticano forme di negazionismo nei confronti di realtà storiche o scientifiche. In ambito storico, ad esempio, vi sono persone o gruppi che arrivano a negare che i campi di sterminio nella Germania nazista siano esistiti, che il regime sovietico abbia perpetrato un vero e proprio genocidio affamando negli anni 1932-33 la popolazione ucraina, oppure, in tempi a noi più vicini, che la missione spaziale Apollo 11 abbia effettivamente permesso nel 1969 ai due astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin di passeggiare sulla luna. Il fatto che tale evento sia stato trasmesso in diretta televisiva per un pubblico mondiale o ancora che siano stati portati sulla terra campioni di rocce lunari non conta, poiché i negazionisti in ogni caso diranno che è tutta una montatura creata ad arte dalla NASA e dai complici suoi. In campo scientifico è tutto un fiorire di teorie negazioniste. La recente pandemia da Covid ci ha fornito un esempio eclatante ed emblematico (ma ci sarà sicuramente chi lo nega) di negazionismo scientifico, a proposito della validità dei vaccini o persino dell’esistenza stessa del morbo. Su cosa si fonda l’esigenza di negare? Proviamo a fare alcune ipotesi. (Termine quest’ultimo caro al ragionamento scientifico, ma categoricamente rifiutato dai negazionisti, sempre innamorati di certezze e verità aprioristiche). Un primo fattore sottostante sono le credenze di carattere ideologico o politico allorché queste assumono la veste di dogmi indiscutibili, del tutto impermeabili alla prova dei fatti. Un altro è l’ignoranza e il disorientamento di fronte alla complessità del mondo. Negli ultimi decenni gli studi nel campo della psicologia sociale hanno ampiamente dimostrato il bisogno umano spesso prevalente di affidarsi a risposte semplicistiche e, soprattutto, di selezionare le informazioni non sulla base di comprovate verifiche, ma della loro rispondenza a stereotipi e pregiudizi personali. Insomma, gli umani tendono a non vedere la realtà così com’è, bensì come essa appare attraverso il filtro mentale delle proprie convinzioni. Ragionare con i negazionisti è missione impossibile poiché le loro idee hanno valore di dogma assoluto. Ciò detto, è doveroso citare almeno un contro-esempio interessante in merito all’impossibilità di fare breccia in un fenomeno di negazione collettiva indotta dal pensiero antiscientifico. Mi riferisco all’evidente e apprezzabile successo delle campagne di comunicazione di lotta al tabagismo basate su messaggi che ne evidenziavano gli effetti cancerogeni. Per decenni e decenni la società è stata indifferente alle molteplici denunce, da parte di prestigiose fonti, sui micidiali danni ai polmoni delle sigarette. Niente da fare. Si fumava nei cinema, nei ristoranti, nelle aule scolastiche, nei luoghi di lavoro, nelle riunioni di ogni tipo. Poi ad La Rivista Elefante invisibile1 Ragionare con i negazionisti è missione impossibile poiché le loro idee hanno valore di dogma assoluto La Rivista · Marzo 2024 40
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