La Rivista

Vietato il doppio voto I connazionali temporaneamente residenti in un Paese membro dell’Ue per motivi di studio o lavoro, e i loro familiari conviventi, possono votare presso i seggi istituiti dalle rappresentanze consolari italiane presentando alla rappresentanza diplomatico-consolare competente in base al proprio temporaneo domicilio un’apposita domanda. Tale domanda deve essere presentata entro l’ottantesimo giorno antecedente l’ultimo giorno delle votazioni – la scadenza riferita alle prossime elezioni europee era fissata il 21 marzo scorso – riportando l’indicazione specifica dei motivi per i quali ci si trova all’estero e l’attestazione degli stessi. Sarà l’ufficio consolare a inoltrare la richiesta al sindaco del Comune italiano di residenza. L’elettore italiano residente all’estero in un Paese dell’UE, o temporaneamente ivi domiciliato per motivi di studio o lavoro (che abbia presentato domanda di voto all’estero nei termini previsti), se rientra in Italia, può votare presso il proprio Comune di iscrizione elettorale: in tal caso deve farne esplicita richiesta, entro il giorno precedente quello della votazione, al sindaco del suddetto Comune. Il doppio voto è vietato: se si vota a favore di un candidato per i seggi spettanti all’Italia non si potrà esprimere il voto anche per un candidato per i seggi spettanti al Paese membro UE di residenza e viceversa. Tale divieto si applica anche se l’elettore è in possesso di più cittadinanze di Paesi membri dell’Unione Europea: potrà esercitare il diritto di voto per i rappresentanti spettanti a uno solo degli Stati di cui è cittadino. Gli elettori residenti nei Paesi al di fuori dell’Unione Europea (quindi ciò vale anche per la Svizzera) devono invece rimpatriare per recarsi a votare nel Comune di iscrizione elettorale. Il Comune di iscrizione elettorale invia agli elettori residenti nei Paesi che non sono membri dell’Unione Europea una cartolina di avviso che reca l’indicazione della data della votazione e che consente di usufruire di agevolazioni di viaggio per il rientro. Preoccupa il calo del tasso di partecipazione Il Parlamento europeo condivide con il Consiglio dell’Unione il potere legislativo e di bilancio. Esercita inoltre il potere di controllo sull’operato della Commissione europea, di cui esamina anche le proposte legislative, e si pronuncia sulla proposta di presidente della Commissione formulata dal Consiglio europeo. Attualmente, il gruppo politico dell’Europarlamento più numeroso è quello del Partito popolare europeo, a cui sono iscritti 187 parlamentari. Segue l’Alleanza progressista dei Socialisti e dei Democratici con 148 parlamentari, Renew Europe con 97, Identità e Democrazia con 76, il gruppo Verdi e Alleanza Libera Europea con 67 parlamentari, il Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei con 62, la Sinistra Unitaria e Sinistra Nordica con 40 e, infine, vi sono 57 parlamentari non iscritti ad alcun gruppo politico. I due gruppi più numerosi – il Partito popolare e l’Alleanza dei Socialisti e Democratici - sono quelli che hanno svolto un ruolo da protagonisti nell’Europarlamento sin dalla sua prima elezione, nel 1979. Da allora, si segnala con una certa preoccupazione il costante abbassamento del tasso di partecipazione al voto: era stato del 62% nel 1979, poi sceso per la prima volta sotto il 50% nel 1999 (49% circa) e mantenutosi al 42% nelle elezioni del 2009 e del 2014. Nel 2019 la partecipazione al voto si era attestata al 50,66%, percentuale che si auspica di raggiungere anche nel 2024. In forte calo anche la partecipazione italiana, che era stata dell’85% circa nel 1979; scesa al 73% nel 1994 e al 66% nel 2009, è stata del 57% nel 2014 e del 54% circa nel 2019. Alla crescita di questa disaffezione potrebbero contribuire anche gli ultimi episodi di corruzione che hanno coinvolto l’Europarlamento e che sono stato riportati sotto la definizione giornalistica di “Qatargate”, vicende che hanno associato ricomRoberta Metsola è l’attuale presidente del parlamento europeo La Rivista · Marzo 2024 16

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