della gran parte dei Paesi sviluppati. Parlando di medie annue, dopo il 2,8% del 2022 ed il 2,1% del 2023, la SECO prevede un’inflazione elvetica dell’1,5% per il 2024. La Banca nazionale svizzera (BNS) prevede l’1,4% per quest’anno. Il rincaro e i tassi L’inflazione in Svizzera è dunque in corso di rientro negli argini della fascia 0%-2% stabilita dalla BNS. Quest’ultima in marzo ha infatti tagliato il tasso di interesse di riferimento. È vero che la fascia riguarda la media per un intero anno e che quindi occorre attendere prima di proclamare che l’obiettivo finale è stato raggiunto. È però altrettanto vero che i dati degli ultimi mesi hanno indicato una tendenza precisa, che in linea teorica potrebbe essere interrotta da eventi particolari ma che nel concreto probabilmente troverà conferma. L’anno in corso per la Svizzera è iniziato con un ulteriore calo dell’inflazione, che è stata dell’1,3% in gennaio e dell’1,2% in febbraio. Occorre considerare che in febbraio gli Stati Uniti hanno avuto il 3,2% e il Regno Unito ha avuto il 3,4% (indice CPI). Quanto all’Eurozona, sempre in febbraio ha avuto il 2,6%. La Confederazione si sta di fatto confermando come Paese tra i più allergici all’inflazione. Nel 2022 il picco svizzero di inflazione è stato del 3,5%, in agosto; nello stesso anno il Regno Unito è arrivato sino all’11,1% (criterio CPI) in ottobre, l’Eurozona è arrivata sino al 10,6% pure in ottobre, gli Stati Uniti sono arrivati sino al 9,1% in giugno. Giunte in ritardo alla lotta contro l’inflazione, le maggiori banche centrali hanno poi accelerato ed hanno attuato raffiche di aumenti dei tassi di interesse per contrastare il rincaro. Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 gli istituti centrali si sono messi in posizione di stallo, stretti tra il timore che vi siano rimbalzi dell’inflazione e la voglia di iniziare a tagliare i tassi, per favorire la crescita economica. La gran parte di analisti e operatori si attende che si verifichino parecchi tagli nel corso di quest’anno. La Banca nazionale svizzera tra il 2022 e il 2023 ha portato a tappe il tasso di riferimento sul franco da -0,75% a 1,75%. In marzo ha però appunto deciso un taglio all’1,5%. La forza del franco, che già c’era prima ma che con tassi non più negativi si è accentuata, è stata un contributo alla lotta all’inflazione, come barriera contro l’import di rincaro. Il calo dell’inflazione e il livello nel complesso contenuto del rincaro elvetico hanno poi permesso alla BNS di precedere altre banche centrali nel tornare a tagliare i tassi. L’uscita di Thomas Jordan dal vertice della Banca nazionale svizzera si accompagna ai fattori appunto del calo dell’inflazione e dell’inizio della riduzione dei tassi di interesse. Jordan ha annunciato che lascerà la presidenza della Direzione generale BNS alla fine di settembre ed entro quella data potrebbero esserci altri sviluppi nel percorso del binomio inflazione-tassi. La prospettiva di tassi più bassi sembra tracciata, ma come sempre è difficile prevedere esattamente la velocità degli sviluppi. Il bilancio Nei suoi dodici anni, la presidenza di Thomas Jordan ha attraversato fasi alterne. Discussi sono ora soprattutto la lunga permanenza della BNS nei tassi negativi e l’insistito acquisto di valute estere, entrambi attuati per frenare il franco e quindi ridurre gli ostacoli all’export. Ma queste misure, così come la soglia di cambio euro/ franco a 1,20 poi lasciata, hanno frenato solo in parte il franco. Più successo come visto ha avuto il cambiamento di linea concretizzato negli ultimi due anni per lottare contro l’inflazione, con i tassi non più negativi e gli stop agli acquisti di valute estere. A fine settembre si potrà fare un bilancio più completo dell’epoca di Thomas Jordan al vertice di BNS. Nel frattempo, pur tra luci ed ombre, l’economia svizzera sta confermando la sua solidità di fondo sia sul versante della tenuta nella crescita sia su quello dell’inflazione bassa. La Rivista Elvetiche Uno dei punti di forza della Svizzera è la sua tendenza ad avere un’inflazione bassa, inferiore a quella di molte tra le aree economiche maggiori La Rivista · Marzo 2024 13
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