La Rivista

commettere l’errore statistico tipico del mezzo pollo a testa di Trilussa. La stessa uscita felice dalla vicenda Covid è stata resa possibile grazie al presidio della solidarietà e del volontariato di cui l’Italia è uno dei leader mondiali. L’economia ha così ripreso vigore dopo la crisi e il conseguente shock dei prezzi energetici col supporto e l’incentivo di attività di sviluppo sostenibile anche grazie agli incentivi europei legati al PNRR. Tra le criticità in questo campo si osservano la propensione ancora insufficiente delle PMI all’adozione delle tecnologie più complesse, la carenza di personale qualificato in tali professioni e la ridotta capacità del sistema economico di assorbire queste risorse per migliorare efficienza e produttività. Ma risaltano anche primati: nel 2021 in Italia vi erano 13,4 robot ogni 1.000 addetti, contro 12,6 in Germania e 9,2 in Francia. Secondo l’Istat, da qui al 2040 il numero di persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità, malgrado un afflusso netto dall’estero di 170.000 persone all’anno e questo è un incentivo ad una ragionevole automazione. Prospettive di crescita Le prospettive di crescita dell’economia italiana sono positive, pur se gli sviluppi del quadro macroeconomico restano incerti e condizionati dalle tensioni geopolitiche, ha rilevato il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli. Nell’ultimo triennio, dopo la caduta del 2020, il Paese è tornato a crescere a un ritmo superiore a quello medio UE. La dinamica del Pil è stata sostenuta soprattutto dalla domanda interna, con un ruolo importante degli investimenti e un contributo significativo degli incentivi al comparto edilizio. L’andamento delle maggiori economie europee resta però diseguale: il Pil è infatti aumentato del 2,5% in Spagna, dello 0,9 in Italia (dal +4,0 dell’anno precedente) e dello 0,7% in Francia, mentre in Germania si è contratto dello 0,3%. La bilancia commerciale, che nel 2022 era risultata in deficit per oltre 30 miliardi di euro per l’impennata dei prezzi dell’energia, è tornata nel 2023 ad un surplus per 34,5 miliardi, mentre il calo dei prezzi energetici ha placato le pressioni inflazionistiche. Occupazione in continuo aumento Il numero degli occupati è continuato ad aumentare a un ritmo leggermente inferiore a quello dell’anno precedente (+2,1%, dal +2,4%). Il mercato del lavoro anche ad aprile 2024 continua a registrare numeri positivi e l’Istat ha conteggiato 84mila occupati in più. Sull’anno (aprile 2024 su aprile 2023) i lavoratori son cresciuti di oltre mezzo milione. Un’altra buona notizia è che, dopo oltre 15 anni, il tasso di disoccupazione è sceso sotto la soglia del 7%. È aumentata in modo significativo l’occupazione femminile e, tra le diverse generazioni, quella delle persone di 65 anni e più, anche per effetto dell’allungamento della vita e del posticipo dell’età pensionabile. Si è invece ridotta l’occupazione tra le fasce più giovani, oggi meno numerose, a causa dell’allungamento dei percorsi di studio. Risalta pure l’ottimo livello di qualificazione delle nuove leve. Molti hanno infatti cercato lavoro all’estero: 525.000 giovani sono emigrati tra il 2008 e il 2022 e solo un terzo di essi è tornato a casa. Permane la vulnerabilità economica Nonostante i miglioramenti osservati, una parte ancora molto elevata di occupati versa in condizioni di vulnerabilità economica. Tra il 2013 e il 2023, le retribuzioni lorde annue per dipendente sono aumentate in Italia di circa il 16%, poco più della metà rispetto alla media Ue27. Tra il 2012 e il 2021, l’occupazione nelle imprese è aumentata di circa 860 mila unità, mentre è rimasta pressoché invariata per le amministrazioni pubbliche. Il saldo è stato positivo per quasi 1,2 milioni tra le persone con istruzione di livello universitario e negativo per 330 mila tra quelle con istruzione di livello inferiore. È cambiata pure la struttura delle famiglie. Nel 2022-2023, coppie non coniugate, famiglie ricostituite, single e monogenitori non vedovi rappresentavano il 39,7% del totale dei nuclei. Nel 2002-2003, erano il 21,9%. Si tratta, nel complesso, di oltre 18 milioni e mezzo di individui, quasi un terzo della popolazione. Sono soprattutto i bambini e i ragazzi fino ai 24 anni, che più spesso vivono con genitori non coniugati o madri single, a essere interessati dalle trasformazioni dei modelli familiari. Nello stesso periodo, tra gli adulti tra i 25 e i 64 anni è raddoppiata la quota di quanti vivono senza partner, dal 10,9 al 22,1% del totale. Nel 2023, nelle Città metropolitane risiedono circa cinque milioni di persone di 65 anni e più. La loro incidenza sulla popolazione residente negli insediamenti La Rivista Italiche La Rivista · Giugno 2024 8

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