La Rivista

anch’essa in termini assoluti, ma non in percentuale sul PIL. Altri rami dell’economia svizzera, legati all’industria e ai commerci, evidentemente hanno guadagnato ancor maggiore terreno. Il raffronto Se si guarda all’8,9% sul PIL registrato nel 2022 dalla piazza elvetica, bisogna dire che rappresenta comunque una percentuale ancora di rilievo. È interessante il raffronto con alcuni Paesi di dimensioni più ampie, le cui piazze finanziarie nel 2022 non contavano più di quella svizzera, sempre in rapporto al PIL. Per il Regno Unito il rapporto è 8,6%, per gli Stati Uniti è 8,3% (2021), per la Germania è 3,6%. È vero che per il Lussemburgo (2021) la percentuale è 26,1% e che per Singapore è 12,8%; queste ultime sono senza dubbio percentuali nettamente alte, ma bisogna anche considerare che si tratta in entrambi i casi di Paesi di dimensioni minori e con economie meno diversificate, in cui quindi un singolo ramo può più facilmente assumere un grande rilievo in rapporto al Prodotto interno lordo. La riduzione del numero delle banche in Svizzera rientra tra le ombre dell’ultimo decennio. Acquisizioni e fusioni, riorganizzazioni interne ai gruppi finanziari, nuove strategie sono tra i fattori che hanno contribuito a questa riduzione. Le banche erano 312 nel 2012, 261 nel 2017 e 239 nel 2022. Gli organici della piazza elvetica sono scesi sia nei servizi finanziari sia nelle attività assicurative, ma c’è stata una crescita nelle attività ausiliarie a supporto di entrambi i comparti. Ciò ha permesso di risalire nel complesso la china, dopo la caduta nel primo quinquennio. Il totale degli addetti della piazza era di 215.816 nel 2012, di 205.853 nel 2017, di 217.890 nel 2022. In rapporto all’occupazione complessiva in Svizzera, gli addetti della piazza sono in flessione contenuta: 5,2% nel 2022, contro il 5,3% del 2017 e il 5,8% del 2012. Pur essendoci stata una chiara riduzione del numero di banche presenti in Svizzera, il peso degli addetti della piazza nel complesso è salito in termini assoluti ed è sceso non di molto in termini percentuali. La gestione di patrimoni Restando al settore bancario svizzero, bisogna sempre ricordare che il suo business centrale è la gestione di patrimoni, sia privati (private banking o wealth management), sia istituzionali (asset management). Le due grandi banche elvetiche – che ora stanno diventando una, con l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS – su questo terreno hanno posizioni di forza, sia a livello globale sia a livello nazionale. L’integrazione del CS in UBS è un’operazione di ampia taglia, con la presenza di indubbie difficoltà, relative soprattutto alla riduzione di strutture e organici, ma anche di opportunità nello sviluppo degli affari. Le stesse due grandi banche hanno una presenza nell’investment banking, che hanno però cominciato a ridurre anni fa e che ancora stanno riducendo; l’obiettivo è da un lato diminuire il grado di rischio e dall’altro concentrarsi ancor più sulla gestione di patrimoni. UBS ha avviato un ricentramento delle sue attività attorno al private banking e all’asset management dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, in cui era rimasta coinvolta. Credit Suisse non ha ridotto il suo investment banking in modo altrettanto marcato e ciò secondo una parte degli analisti è un fattore che ha pure contribuito alla sua crisi. Nel nuovo gruppo la strategia è comunque quella di UBS e quindi con ogni probabilità ci saranno altre limature per le attività di investment banking. La piazza finanziaria svizzera nell’ultimo decennio ha dovuto affrontare molte sfide La Rivista · Dicembre 2023 12

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