daggi tra gli oltre 200 fra manager e imprenditori presenti. Sulle prospettive di fatturato per quest’anno, prevale un cauto ottimismo da parte dei grossi conglomerati (massicciamente presenti coi loro rappresentanti all’assise): il 32,4% prevede in effetti una crescita superiore al 10%, mentre solo una quota ridotta (2,7%) teme una flessione significativa (superiore al 10%). I dati riflettono dunque la resilienza del tessuto produttivo e la fiducia, pur prudente, nella capacità di affrontare le sfide economiche in corso a prescindere dagli esiti legali e amministrativi delle controversie commerciali che – come per la Svizzera, penalizzata con dazi fino al 39% - potrebbero innescarsi tra imprese. Bisogna rilevare che la politica protezionistica degli Stati Uniti che prevede una modesta crescita del PIL americano dell’1,6% quest’anno, dell’1,8% nel 2026 e dell’1,9% nel 2026 nelle previsioni della Fed di settembre, stimola tuttavia notevolissimi programmi di investimento da parte dei Paesi europei. La spesa pubblica in effetti non potrà rimanere ancorata a suddividere gli importi degli oneri correnti come nelle passate legislature, ma dovrà essere funzionale ai notevoli investimenti previsti per il ramo militare e la sicurezza, comprendendo in ciò pure l’applicazione tecnologica digitale e applicazioni con droni per missioni di allerta, nonché robot ed umanoidi nel campo industriale, compresa un’opera di modernizzazione delle infrastrutture portanti di ogni settore (autostrade, ferrovie, collegamenti telematici) per rimanere resilienti ad ogni possibile attacco interno ed esterno. Un cambiamento epocale Il passaggio dall’auto a benzina verso i nuovi modelli elettrici con auto elettriche e ibride ha già determinato un cambiamento epocale nel panorama industriale europeo. La Germania nell’automotive da quasi 6 milioni di veicoli prodotti nel 2012 è scesa a 4 milioni nel 2024. Per buona parte essa ha spostato lavorazioni terziarie in Cechia, Slovenia ed ex Paesi dell’est. Il vero disastro è per la Francia che è passata dai 3 milioni del 2006 al milione scarso l’anno passato. La Spagna dal milione e mezzo del 2000 è scesa a meno di mezzo milione. A livello globale, la produzione automobilistica europea è altamente automatizzata: sei paesi europei figurano tra i primi dieci nella classifica mondiale della densità di robot per l'industria automobilistica nel 2023: la Svizzera è al primo posto , con un rapporto di 3.876 robot ogni 10.000 addetti. La Slovenia è al terzo posto (1.762 unità), la Germania al sesto (1.492 unità), l'Austria all'ottavo (1.412 unità), la Finlandia al nono (1.288 unità) e i paesi del Benelux al decimo con 1.132 unità. "Il settore automobilistico europeo è il principale cliente per la robotica", ha affermato Takayuki Ito, Presidente della Federazione Internazionale di Robotica. "Le case automobilistiche rappresentano circa un terzo delle installazioni produttive annuali in Europa. In termini di attività di automazione, il numero complessivo di 23.000 installazioni di robot europei nel settore automobilistico ha superato le 19.200 unità installate in Nord America nel 2024". Pietra angolare dell'industria manifatturiera In parallelo, sono in continua crescita i robot industriali nel mondo. Quelli operativi presenti nel settore industriale sono oggi pari a 4,3 milioni. L'automazione è diventata la pietra angolare dell'industria Una debacle per l’automotive in Europa col passaggio all’elettrico e ibrido La Rivista · Giugno - Settembre 2025 5
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