banca a cui era legato. A Castel Gavone (Finale Ligure) possedeva cave della preziosa Pietra Rosa, che ha mantenuto tutta la vita, e a Pornassio un’azienda agricola. Inoltre, ha fondato la ditta “Faravelli” con sede a Roma, che forniva mezzi di trasposto all’esercito italiano durante il conflitto nel Nord Africa. Era legato al regime dagli affari, ma dall’altro lato favoriva la Resistenza, quindi, Umberto Faravelli è da considerare un personaggio assai ambiguo, a dir poco. La villa combina vari stili architettonici, tra cui il Novecento Piacentiniano2 insieme ad elementi neorinascimentali evidenti nel loggiato dell'ingresso e stile Liberty3 (vetrata dietro la scalinata tra il piano terra ed il primo piano). Negli anni Cinquanta la villa, sicuramente per motivi pratici e necessità, è stata rimaneggiata e rimodernata. Alla morte di Umberto avvenuta nel 1978, la vedova, senza figli, ha deciso – pare secondo le ultime volontà del marito - di lasciare la villa con giardino annesso per scopi culturali alla città di Imperia. Solo che, dopo anni di abbandono, al di fuori delle tappezzerie originali, la villa è arrivata alla città vuota, sicché non è stato possibile ricostruirla com’era una volta. Il Comune comunque ha deciso di farne uno spazio dedicato all’arte, una pinacoteca. Il giardino in gran parte è ancora in fase di ripristino e ripiantumazione delle aiuole degradate con il tempo e della manutenzione delle piante ad alto fusto e delle aree verdi. In aggiunta è stato implementato un sistema idraulico che faciliterà la gestione del giardino minimizzando i consumi idrici. La parte bassa come quella attorno alla villa sono già pronte, mentre si lavora sulla parte alta disposta a fasce, rimasta per anni dimenticata e impraticabile. Ma come vi è finita in villa la collezione Invernizzi? Lino Invernizzi, architetto noto negli La Rivista · Giugno - Settembre 2025 47
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