più c'è comprensione e meno ci dovrebbero essere i conflitti. In fin dei conti, afferma con convinzione Pini, il cinema, l'audiovisivo, in generale la cultura, sono un motore di progresso civile, intellettuale, emotivo, relazionale, oltre che sociale ed economico. In questa prospettiva, secondo il sindaco, non vi è dubbio che chi ancora oggi incarna lo ‘Spirito di Locarno’ sia stato e sia Marco Solari, non a caso storico presidente del Festival. La storia non è fine a sé stessa Ecco dunque che, in quanto storico, Pini crede nel valore fondante della storia, nel senso che la storia non è fine a sé stessa, ci permette di meglio leggere e capire il presente e ci dà degli elementi per immaginare e pensare il futuro. Nel caso specifico, l’importante anniversario cade in un momento che può essere sfortunato, perché oggi è molto difficile parlare di pace. Paradossalmente, non vi è momento più appropriato di questo, perché è indiscutibile che ci sia un urgente bisogno di pace. Confida, che mai avrebbe pensato di ritrovarsi Presidente del Gran Consiglio ticinese, primo cittadino del Cantone, a dover iniziare una seduta nel Parlamento Cantonale con una dichiarazione su un inizio di guerra in Europa, allo stesso modo in cui mai avrebbe pensato che in Municipio a Locarno venisse issata la bandiera della pace, perché c'era un conflitto in Europa, o di ritrovarsi, da sindaco, a dover firmare un appello, insieme ai suoi omologhi di Ginevra e Losanna, per la pace nel Medio Oriente. Posto in questi termini, secondo Pini, questo centenario è assolutamente da sfruttare. Non solo o non tanto per riposizionare Locarno città del cinema, città della cultura: già lo è, ma per ribadirlo come città della pace. Educare alla pace è un dovere morale Perché c'è bisogno di parlare di pace, ed è per questo che nelle varie attività di commemorazione che sono timidamente iniziate quest’estate ed entreranno nel vivo nelle prossime settimane, si è voluto insistere sul coinvolgimento delle scuole. Quindi non solo mostre sul territorio, non solo conferenze pubbliche, non solo convegni scientifici, non solo commemorazione ufficiale, ma anche un laboratorio teatrale per i bimbi, uno spettacolo di teatro, una mostra da far girare nelle scuole. Perché davvero è importante parlare di pace, ma anche spiegare come la volontà di mettere d'accordo e attraverso il confronto due nemici storici - come allora erano la Francia e la Germania - per farli parlare, sia importante ed è una cosa che colpisce i bambini e i ragazzi. È anche un modo per dire loro che nel loro piccolo possono essere protagonisti. Perché raccontando e spiegando quello che è successo cent'anni fa, si diffonde la consapevolezza, anche nelle generazioni future, che la guerra non è un qualcosa di lontano da noi. Che la pace, che magari sin qui si è data per scontata, così scontata non lo è. Ecco, pertanto, che educare alla pace diventa un dovere morale, che deve caratterizzare la commemorazione di questo centenario. Anche per questo è importante che nella celebrazione sia data la giusta rilevanza all’aspetto divulgativo, in cui si valorizzi il dialogo, il confronto, il superamento delle differenze e del pregiudizio. Un aspetto questo che il sindaco ritrova, quasi come un profilo valoriale, nel Festival del cinema, che nella sua storia ha dimostrato di essere “un festival di libertà, di apertura, di comprensione”. Un’affermazione che Pini accompaNicola Pini, nell’anno di presidenza del Gran Consiglio ticinese La Rivista L’incontro La Rivista · Giugno - Settembre 2025 41
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