La Rivista

che hanno determinato uno scenario di grande instabilità economica e politica. Il Patto di Locarno ha cercato di prescindere da questa distinzione tra vincitori e vinti, per abbozzare un discorso di pace orientato ad un progetto di Europa, nella quale le varie nazioni, in una fase in cui il Continente sul piano geopolitico stava declinando, tornassero a confrontarsi attraverso il dialogo. Per certi versi, chiosa Pini, è un’analogia che trova riscontri nell’attualità. La forza del diritto e non il diritto della forza Obiettivo del Patto di Locarno riammettere la Germania nel gremio internazionale, attraverso i vari trattati di cui in realtà il Patto si compone. Come, ad esempio quello Renano, finalizzato a garantire le frontiere con la Francia, oppure quello, che dovrebbe essere fondamentale ancora oggi, che stabilisce che i conflitti debbano essere risolti tramite il diritto internazionale e non tramite la violenza. Il Patto di Locarno, nella città sul Verbano, è stato definito nell’ottobre 1925 e firmato poi a dicembre a Londra, nell'ufficio dell’allora Ministro degli esteri Austin Chamberlain, in quella che ancora oggi si chiama Locarnoroom. È entrato in vigore l'anno successivo, con l'adesione della Germania alla Società delle Nazioni, un’istituzione impostata sul multilateralismo, che oggi trova riscontro, per quanto un poco appannato, nelle Nazioni Unite. Da quel momento si è diffuso un clima di fiducia che ha garantito 10 anni di pace. Che sono stati interrotti da un signore che di nome faceva Adolf Hitler. A distanza di 100 anni, dopo 80 anni di pace, ci ritroviamo ad appellarci allo ‘Spirito di Locarno’, che propugna la forza del diritto e non il diritto della forza. Uno spirito ancora presente a Locarno, che ha sempre avuto un po' questa aspirazione di apertura internazionale. Uno spirito, sottolinea il sindaco, riconducendo il discorso ad un ambito più circoscritto, che ha sicuramente contribuito, a trasferire a Locarno il Festival del film, che, non dimentichiamolo, ha avuto i natali a Lugano. Camminare con le scarpe degli altri Nel modo in cui il Festival si è evoluto, Pini ritrova i tratti distintivi del Patto di Locarno. Perché sul Verbano si percepisce una volontà di internazionalità, di apertura e di confronto. Perché, in fondo, il Festival, attraverso il cinema, “un film alla volta”, come diceva anche Rossellini, lavora per l'umanità. Un film alla volta, cerca di far capire la visione dell'altro. Come nel Patto di Locarno si è cercato di fare in modo che Francia e Germania riconoscessero i rispettivi punti vista, il Festival del film ha quest’impronta, quasi pedagogica, all'empatia, alla comprensione dell'altro, a guardare, per provare a capire la complessità della società, con gli occhi degli altri. Utilizzando un’espressione idiomatica, potremmo dire che induce a camminare con le scarpe degli altri e in questo modo a creare pace. Perché più c'è dialogo, Il sindaco crede molto nel coinvolgimento della popolazione e nell’importanza dell’incontro, anche, se non soprattutto, con i più piccoli La Rivista · Giugno - Settembre 2025 40

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