La Rivista

L’Esprit de Locarno Quello spirito nuovo c’era invece stato, ma era durato, però, poco. Era stato proprio quello espressamente chiamato l’Esprit de Locarno, che aveva fatto sperare all’Europa un lungo periodo di pace e di convivenza pacifica, con la Germania, accolta in seno alla Società delle Nazioni. Il periodo di distensione sperato non sarebbe stato, come detto, duraturo. Secondo Indro Montanelli e Mario Cervi «i frutti di Locarno furono effimeri» per diversi motivi, primo fra tutti il revanscismo tedesco, poi il forte dissidio tra l’Italia e la Francia, alla quale Mussolini continuava a presentare «con arroganza verbale», un suo «cahier de dolé ances» che andava «dalla spartizione ingiusta dei mandati coloniali allo statuto degl'italiani di Tunisi, da una più favorevole sistemazione dei confini meridionali della Tripolitania alla mano libera nei Balcani, e alla situazione dei fuorusciti antifascisti in Francia». Proprio per questi motivi, sostengono ancora Montanelli e Cervi «l'iniziativa di Locarno era stata vista con sospetto da Mussolini, soprattutto perché essa “raddoppiava“ la difesa della Francia, ma lasciava senza garanzie la frontiera del Brennero. Per poter vantare una parità internazionale con l'Inghilterra, l'altra garante, e anche per non restare isolato, Mussolini si rassegnò a firmare. Ma non perse più occasione di dichiarare che lo spirito di Locarno si andava “decolorando”, che le illusioni da esso suscitate erano mal riposte, e che la corsa agli armamenti non ne era stata minimamente frenata: il che era vero». Il Patto di Locarno segnò, comunque, l’inizio di un breve, ma intenso periodo di distensione, fino a quando non fu denunciato da Adolf Hitler, che, il 7 marzo 1936, fece occupare la Renania, prima di inaugurare la sua politica di aggressione sui fronti orientali, quelli della Cecoslovacchia e della Polonia. Un’occasione per rilanciare lo spirito di Pace A l’Esprit di Locarno subentrò un clima politico ormai degradato che, passo dopo passo, avrebbe portato allo scoppio della Seconda Guerra mondiale. A cento anni di distanza, ragionando, non con il senno di poi, ma esaminando con coscienza storica i successivi eventi, possiamo dire che l’Esprit di Locarno aveva segnato la via maestra da seguire, ma la presunzione di alcuni facinorosi ne avevano deviato il corso. L’Europa di oggi ha bisogno ancora del l’Esprit de Locarno. Ha fatto, quindi, bene il Municipio della Città ad organizzare diverse manifestazioni per ricordare e celebrare lo storico avvenimento: «Vogliamo veicolare il messaggio che oggi, come avvenne cent’anni fa, la pace può partire anche da Locarno, anche da tutti noi», con queste parole, il sindaco Nicola Pini ha lanciato tutta una serie di iniziative, aggiungendo. «Questo centenario è l’occasione per rilanciare “L’Esprit de Locarno”, ossia la volontà di risolvere i conflitti con il confronto, il dialogo e la costruzione di un progetto comune» (Corriere del Ticino, L'anniversario: Il Grand Hôtel di Locarno Muralto, con il maestoso parco botanico, costruito tra il 1874 ed il 1876, che ospitò alcune delegazioni alle trattative del Patto di Locarno nel 1925. La Rivista Società La Rivista · Giugno - Settembre 2025 37

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