La Rivista

fissato per il successivo 5 ottobre, in soli otto giorni, riuscì a mettere in piedi una perfetta organizzazione di quell’evento, che avrebbe richiamato sulle rive del Verbano, non solo le varie personalità politiche, ma anche le folte delegazioni al seguito e tutta una schiera di giornalisti. Già il 4 ottobre, le strutture alberghiere accolsero tutti i convenuti, che il giorno seguente si riunirono nella grande Aula penale all’interno del Palazzo Pretorio, eretto tra il 1908 e il 1910 su progetto dell’architetto Ferdinando Bernasconi per conto del Canton Ticino. In quell’ Aula, dal 5 al 16 ottobre 1925, si svolsero le trattative diplomatiche e furono parafati i diversi accordi del Patto, firmati, poi, a Londra il 1° dicembre dello stesso anno. Il trattato principale fu quello chiamato Patto Renano che costituiva l’ Annesso A dell’atto finale della Conferenza. Era un «Trattato di garanzia reciproca tra Germania, Belgio, Francia, Gran Bretagna e Italia». L’art. 1 stabiliva il «Mantenimento delle frontiere tra Germania e Belgio e tra Germania e Francia e la loro inviolabilità». L’art. 2 recitava: «Germania e Belgio, Germania e Francia in nessun caso si attaccheranno reciprocamente», con l’impegno di risolvere le eventuali future divergenze con arbitrati internazionali. Ai fini di assicurare la pace, il Patto sanciva la smilitarizzazione della Renania, posta sotto la diretta amministrazione della Società delle Nazioni. Come Stati non direttamente interessati alla regolazione dei nuovi confini in questione con i tre Paesi interessati (Belgio, Germania, Francia), la Gran Bretagna e l’Italia assumevano il ruolo di potenze garanti del Patto, promuovendo un’eventuale procedura arbitrale. Con quel Patto, la Germania accettava, tra l’altro, la definitiva cessione alla Francia dell’Alsazia-Lorena. All’ Annesso A si aggiungevano l’ Annesso B (Convenzione d’arbitrato tra la Germania ed il Belgio); l’ Annesso C (Convenzione d’arbitrato tra la Germania e la Francia); l’ Annesso D (Trattato d’arbitrato tra la Germania e la Polonia) e l’ Annesso E (Trattato di arbitrato tra la Germania e la Cecoslovacchia). Con questi Trattati, la Germania accettava, dunque, di risolvere tutte le divergenze secondo il diritto internazionale. Come ha scritto l’autorevole giornalista e politologo Mario Missiroli (1886-1974), «il Patto di Locarno fu [...] un tentativo estremamente apprezzabile di uscire dalla cerchia malefica delle alleanze contrapposte», ma «per produrre tutti i suoi effetti, avrebbe dovuto essere ben di più che una serie di paragrafi giuridici; occorreva uno spirito nuovo, sistematico, di collaborazione». Trattato di Locarno: Benito Mussolini primo ministro italiano, Giovan Battista Rusca sindaco di Locarno e Sir Joseph Austen Chamberlain, rappresentante del Regno Unito. La Rivista · Giugno - Settembre 2025 36

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