lega Gustav Stresemann, lasciando in sospeso data, luogo e ordine del giorno di un eventuale incontro tra gli Stati interessati, da tenersi, comunque, in territorio neutrale. Per Briand e Chamberlain bisognava disinnescare al più presto la mina tedesca prima che, scoppiando, provocasse un nuovo conflitto, che nessuno voleva. Dopo febbrili consultazioni, per stabilire i temi e le proposte da trattare, si decise allora che, oltre all’Inghilterra, alla Francia e alla Germania, fossero invitati al tavolo delle trattative anche il Belgio, la Cecoslovacchia, l’Italia e la Polonia, tutti interessati, per diversi aspetti, a un nuovo riassetto postbellico dei confini degli Stati europei. Dopo l’immediata adesione dei Paesi convocati si trattò di stabilire la località nella quale l'incontro avrebbe dovuto svolgersi. Come «territorio neutrale» era chiaro che si intendesse la Svizzera, ma dove? Esclusa Ginevra si pensò prima a Losanna e poi a Lucerna, infine la scelta cadde su Locarno. Come ci spiega Francesco Mismirigo (in Locarno 19252025, https://locarno1925.ch), furono soprattutto due i fattori determinanti a favore della cittadina sul Verbano. Dopo che Lucerna era stata esclusa da Mussolini «un politico che tutti ormai sapevano esser diventato dittatore, ma che tutti corteggiavano e volevano presente», l’ assist determinante per la cittadina sul Verbano arrivò da Louis Loucheur (1872-1931), «un politico e industriale francese, che, avendo investito nella costruzione della linea ferroviaria Locarno Domodossola, vedeva di buon occhio l'occasione di attirare sulle rive del Lago Maggiore i turisti francesi via il Sempione e le Centovalli». Fu lui, infatti, anche come stretto amico di Gian Battista Rusca, l’allora sindaco di Locarno, a fare pressione sul governo francese, per questa scelta. «Benito Mussolini, ministro degli affari esteri e presidente del Governo italiano — ci spiega ancora Francesco Mismirigo — aveva interesse a che la conferenza si tenesse sulle soglie di casa sua, come ebbe a dire […]. Non intendeva, infatti, allontanarsi troppo dalle sue frontiere, del resto in tutta la sua carriera politica non visitò alcun Paese straniero se non la Svizzera e la Germania nel periodo della disastrosa alleanza nazi-fascista». Locarno 5-16 ottobre 1925 Mentre montava sempre più l’esasperazione tedesca contro gli iniqui trattati, che avevano danneggiato soprattutto la Germania, bisognava, quindi, in qualche modo tendere una mano, nei limiti del possibile, a Gustav Stresemann, ritenuto un moderato nel panorama politico del suo Paese. E bisognava agire al più presto, cosa che i Paesi promotori fecero con la massima celerità. Altrettanto celere e puntuale fu l’azione del Municipio di Locarno, con in testa il sindaco Rusca, che, ricevuta la comunicazione della scelta ufficiale della città, soltanto il 25 settembre 1925, per un incontro di tale portata I Capi delle delegazioni nazionali al Patto di Locarno: 1. Austen Chamberlain (Gran Bretagna). 2. Benito Mussolini (Italia). 3. Hans Luther (Germania). 4. Gustav Stresemann (Germania). 5. Emile Vandervelde (Belgio). 6. Aleksander Skrzyński (Polonia). 7. Edvard Beneš (Cecoslovacchia). 8. Aristide Briand (Francia). 9. Giovan-Battista Rusca (Sindaco di Locarno). La Rivista Società
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