PRESENTATO ALLA CAMERA IL XXIV RAPPORTO ANNUALE INPS Sempre più pensionati lavoratori. E oltre ai giovani, anche i pensionati expat che lasciano l’Italia per godersi la pensione all’estero, in Europa o anche in Nord Africa. La Rivista Inps Anche di questo parla il XXIV Rapporto annuale Inps, presentato alla Camera. Aumentano i lavoratori, ma solo il 45% ha un impiego per tutto l’anno e a tempo pieno con una retribuzione media di 40 mila euro. Il resto è fatto da precariato. Boom dei lavoratori stranieri. Il 98% delle imprese italiane ha meno di 50 addetti. L’assegno unico non spinge la natalità. Scendono ancora le famiglie povere sostenute con l’Adi al posto del Reddito di cittadinanza. Giovani che vanno e che tornano Il presidente dell’Inps Gabriele Fava lo dice nella sua relazione: “Al rafforzamento occupazionale giovanile si contrappone il fenomeno dell’espatrio: nel 2024 oltre 156 mila italiani si sono trasferiti all’estero, di cui 113 mila under 40. Una perdita di capitale umano che richiede risposte strutturali, dalla valorizzazione dei rientri tramite incentivi fiscali alla promozione di una strategia nazionale di reshoring, capace di attrarre anche competenze intermedie”. Fava ricorda che “i regimi di rientro introdotti nel 2015 e nel 2019 hanno coinvolto oltre 40 mila beneficiari nel 2023, di cui il 64% under 40, generando effetti contributivi positivi per quasi un miliardo di euro”. Pensioni I pensionati l’anno scorso erano circa 16,3 milioni, di cui il 51% donne. L’Italia ha speso per le pensioni 364 miliardi rispetto ai 355 miliardi del 2023. Il 92% va a prestazioni previdenziali, cioè pensioni maturate col versamento dei contributi, per un importo medio mensile di 1.444 euro (1.830 euro per gli uomini e 1.131 euro per le donne). L’8% viene assorbito dai trattamenti assistenziali (pensioni e assegni sociali, pensioni di invalidità) per un importo medio mensile di 500 euro. Gli uomini prendono in media il 34% più delle donne. Le nuove pensioni sono cresciute del 4,5% sul 2023, pari a 1,6 milioni. Trainate dalle pensioni di vecchiaia (+14,5%) e di invalidità (+11,8%), a fronte di un calo del 9% delle pensioni anticipate, in flessione dal 2022 per l’inasprimento dei requisiti per le Quote e per ‘Opzione donna’ voluto dal governo Meloni. L’età media effettiva del pensionamento è cresciuta di 7 anni dal 1995. E nel 2024 è stata di 64,8 anni. Ma quella delle donne supera di 1 anno e 5 mesi quella degli uomini. Pensionati lavoratori Un nuovo fenomeno, quello dei pensionati lavoratori. Al punto da meritare un approfondimento di Inps nel suo Rapporto annuale. Anche perché contribuiscono ad alzare anche le statistiche sull’occupazione degli over 50, l’unica classe di età che cresce. Dice Inps che chi lavora dopo la pensione non lo fa sempre per bisogno. Età e importo dell’assegno influenzano in modo opposto la decisione. Se si va via presto (prima dei 64 anni) e con poco, si lavora per necessità. Se si va tardi e con molto, si lavora per scelta. Inps prende un campione di 124 mila pensionati nati nel 1950 o a seguire e usciti dal lavoro nel 2021 o 2022. L’8,5% lavora ancora ad un anno dalla pensione. Il 22% tra i pensionati agricoli, il 19% tra ex artigiani e commercianti, il 27% di altri enti e gestioni, solo lo 0,9% dei pubblici e il 5,5% dei privati. Guardando ai contratti, ci sono il 9,5% di ex lavoratori parasubordinati e il 10% tra chi ha totalizzato o cumulato più pensioni. Quasi tutti rimangono nello stesso ambito. I liberi professionisti fanno i consulenti. I parasubordinati restano autonomi o artigiani. Gli uomini sono il 72%. Il 68% è andato in pensione anticipata ad un’età media 62,9 anni La Rivista · Giugno - Settembre 2025 24
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