La Rivista

la svolta avvenuta in quest’ultimo anno, ossia la fine dell’illusione che la forza economica porti con sé necessariamente anche un’equivalente forza geopolitica. Non è stato così, infatti, con l’accordo sui dazi con gli Stati Uniti, o con il sostegno finanziario alla guerra in Ucraina, visto il ruolo marginale che l’Europa sembra aver assunto sino ad oggi nei negoziati per la pace. Per Draghi la sfida che deve guidare la riflessione politica sul futuro dell’Unione è saper agire nei “tempi ordinari” con la stessa decisione con cui sono state affrontate e gestite le emergenze del nostro recente passato, ma – avverte – “tornare alla sovranità nazionale non farebbe altro che esporci ancor di più al volere delle grandi potenze”. L’adattamento ad un mondo che – ricorda Draghi – “non ci guarda con simpatia, e non aspetta la lunghezza dei nostri riti comunitari per imporci la sua forza”, deve avvenire potenziando l’integrazione dei mercati e agendo insieme soprattutto nel settore pubblico. “I governi devono definire su quali settori impostare la politica industriale; rimuovere le barriere non necessarie e rivedere la struttura dei permessi nel campo dell'energia; devono mettersi d'accordo su come finanziare i giganteschi investimenti necessari in futuro e disegnare una politica commerciale adatta a un mondo che sta abbandonando le regole multilaterali; in breve, i governi degli Stati UE devono ritrovare unità di azione, e non quando le circostanze saranno divenute insostenibili, ma ora – conclude Draghi, - quando abbiamo ancora il potere di disegnare il nostro futuro”. Insostenibile irrilevanza Una posizione condivisa nei giorni successivi anche dall’ex governatore della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet che, in un’intervista al quotidiano italiano La Repubblica, ha sottolineato come questa “irrilevanza” dell’Europa, specie sul fronte internazionale, non sia più sostenibile. “Abbiamo un aggressivo autocrate russo e un presidente americano che vuole abbandonarci al nostro destino, eppure credo che proprio dalla congiunzione di queste due forze negative nascerà la determinazione dell’Europa nel realizzare gradualmente il suo progetto a lungo termine, che deve essere quello di una vera federazione politica – afferma Trichet, secondo cui “l’unico modo per noi europei di reagire è promuovere l’attuazione del progetto federale, e non possiamo essere pessimisti su quest’obiettivo". Si tratta tuttavia di un obiettivo complesso e di difficile realizzazione, ancor più se si pensa che la Francia, il Paese dell’Unione che aveva potuto contare sino ad oggi sul leader più europeista, il presidente Emmanuel Macron, sta attraversando una crisi politica ed economica che sembra di difficile soluzione. E anche dalla Germania, alle prese con una grave crisi economica e in recessione per il secondo anno consecutivo, difficilmente ci si potrà aspettare uno sguardo di più ampio respiro sul futuro del continente. Le recenti elezioni comunali nel Nord Reno-Vestfalia, il Land più popoloso della Germania, anche se registrano la tenuta della Cdu, il partito del cancelliere Friedrich Merz, confermano infatti l’ascesa dell’ultradestra di Alternative für Deutschland, che ha triplicato i propri voti ed è uno tra i più euroscettici del panorama politico attuale. Un appello alla riorganizzazione politica dell’Unione lo aveva formulato alcune settimane prima anche Mario Draghi La Rivista Europee La Rivista · Giugno - Settembre 2025 14

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