re “la fattibilità della soluzione dei due Stati”. Misure, quelle di Von der Leyen, che sono state approvate di seguito dall’Europarlamento con una mozione in cui si invitano anche i Paesi europei a riconoscere lo Stato della Palestina – i sì sono stati 305, 151 i voti contrari e 122 gli astenuti. Prudenza sul fronte economico La Presidente della Commissione è apparsa più prudente invece sul fronte economico. Ha ribadito la necessità di promuovere l’integrazione del mercato unico – fattore essenziale anche per la difesa europea, - di proseguire con gli investimenti in tecnologie digitali e pulite, di semplificare la burocrazia e agevolare l’attività imprenditoriale. Il richiamo piuttosto generico al patto per l’industria pulita sembra dovuto alla consapevolezza della debolezza della maggioranza che sostiene l’attuale Commissione, se non all’impegno recentemente assunto di acquisto di idrocarburi dagli Stati Uniti, impegno che appare contraddittorio rispetto allo sviluppo interno di fonti energetiche alternative professato da tempo da Von der Leyen. E i temi del diritto sociale alla casa e della lotta alla povertà sono stati certamente citati guardando ad un possibile appoggio allargato a parte dei partiti di sinistra presenti all’Europarlamento. Anche sui dazi, e sull’accordo raggiunto con gli Stati Uniti in proposito, Von der Leyen non ha potuto far altro che ribadire quanto già affermato al termine dell’incontro con il presidente americano Donald Trump in Scozia a fine luglio, consapevole dell’insoddisfazione suscitata negli Stati membri per l’aumento della loro quota su gran parte delle merci al 15% (anche se il 30% stabilito in mancanza di un accordo sarebbe stato più svantaggioso). “Senza ombra di dubbio, ci siamo assicurati l’accordo migliore. Abbiamo conferito un relativo vantaggio alle nostre imprese, perché alcuni dei nostri concorrenti diretti sono soggetti a dazi molto più elevati da parte degli Stati Uniti – ha detto Von der Leyen, aggiungendo che “l’accordo garantisce una stabilità cruciale nelle nostre relazioni con gli Stati Uniti in un periodo di grave insicurezza globale”. Ricordando poi che “l’80% dei nostri scambi commerciali avviene con paesi diversi dagli Stati Uniti”, la Presidente della Commissione ha inviato gli Stati europei a “sfruttare nuove opportunità”, incrementando la diversificazione e i partenariati, come quelli con il Messico, il Mercosur o con l’India, con cui sono in corso negoziati per concludere un accordo entro la fine dell’anno. Riformare i meccanismi decisionali L’ultimo punto richiamato dalla Presidente è stata la necessità di una riforma dei meccanismi decisionali europei, passando alla maggioranza qualificata in alcuni ambiti, come la politica estera. Per Von der Leyen “è arrivato il momento di liberarci delle catene dell’unanimità. Dobbiamo fare in modo che la nostra Unione agisca più rapidamente e sia in grado di rispondere alle attese delle cittadine e dei cittadini europei – ha concluso. Un appello alla riorganizzazione politica dell’Unione lo aveva formulato alcune settimane prima anche Mario Draghi, intervenendo al meeting annuale del movimento cattolico di Comunione e Liberazione a Rimini. “I modelli di organizzazione politica, specialmente quelli sopra-statuali, emergono in parte anche per risolvere i problemi del loro tempo. Quando questi cambiano tanto da rendere fragile e vulnerabile l’organizzazione preesistente, questa deve cambiare – aveva detto Draghi, sottolineando Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen si è soffermata ancora una volta sulla necessità di potenziare le capacità di difesa dell’Europa La Rivista · Giugno - Settembre 2025 13
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