derazione sia in una posizione intermedia, con un grado diseguaglianza non distante da quelli dei maggiori vicini europei e ancora decisamente inferiore a quello degli Stati Uniti. Prezzi e salari Un altro capitolo di rilievo è che la globalizzazione economica basata sull’ampliamento del libero scambio ha consentito di contenere non poco l’inflazione. Scambi più ampi, con minori barriere, permettono di limitare meglio il rincaro, contenendo i prezzi di un gran numero di beni e servizi. Ci sono state anche impennate in alcuni momenti - l’ultima è stata quella del 2022-2023, con l’effetto congiunto del post pandemia e della guerra in Ucraina – ma la tendenza dell’inflazione è stata chiaramente al ribasso. Anche qui occorre affrontare un’obiezione ricorrente, quella di una contrazione dei salari reali che sarebbe stata causata dalla globalizzazione economica. Bisogna dunque ricordare che il salario reale è dato dal salario nominale corretto appunto dall’inflazione, quindi, quando quest’ultima è bassa si può difendere meglio il salario reale. È chiaro che anche il salario nominale deve essere a livelli adeguati, ma l’effetto inflazione bassa è importante. Nel suo rapporto 2024-2025 sulle retribuzioni, l’International Labour Organization (ILO) indica per i salari reali nel mondo un trend di tenuta. Dai dati, che vanno dal 2006 al 2024, emerge che nei 19 anni considerati solo una volta, nel 2022, c’è stata una contrazione annuale (-0,9%). Nell’arco degli altri anni l’aumento maggiore è stato il 3,1% del 2007 e il minore l’1,2% del 2008. Nel 2023 l’aumento è stato dell’1,8% e nel 2024 del 2,7% (quest’ultimo sulla base dei primi due trimestri). La stessa ILO indica anche le variazioni per il solo gruppo G20, disaggregando poi quest’area in economie avanzate ed emergenti. Dal 2006 al 2024 per il G20 nel suo complesso c’è stata pure una sola contrazione annua. Per le economie avanzate del gruppo le contrazioni sono state non più di 4 in 19 anni, per le economie emergenti, che puntano anche qui a ridurre la distanza, secondo l’ILO non ci sono state discese annue dei salari reali in questi quasi due decenni. La disoccupazione Anche il versante della disoccupazione è naturalmente rilevante, è interessante osservare quale sia stato l’andamento nel mondo negli ultimi decenni. Tenendo presenti i grandi sviluppi nell’utilizzo di tecnologie e, nel contempo, il marcato incremento della popolazione mondiale, si sarebbe portati naturalmente a pensare che il tasso di senzalavoro sia aumentato. Mettendo insieme tanta tecnologia, più facilmente diffusa proprio attraverso lo sviluppo del libero scambio, e tanta popolazione in più, alla fine sulla carta la percentuale dei disoccupati dovrebbe/ potrebbe essere più alta. Ma le cifre dicono altro. I dati della Banca mondiale indicano che nel 1991 la media di disoccupazione nel mondo era del 5,1%, mentre nel 2024 era del 4,9%. Non è una forte differenza in termini percentuali, ma dietro ci sono grandi numeri in termini assoluti, che giocano a favore del quadro creato con decenni di globalizzazione economica. Le cifre sono significative se si tiene conto appunto di tecnologie e popolazione, elementi che determinano molto la situazione. Ci sono stati e ancora ci sono, indubbiamente, cambiamenti profondi per i mercati del lavoro, spesso non facili da gestire. Non tutto è roseo, c’è ancora da fare, ma è sbagliato negare che anche su questo versante ci sia stata sin qui una sostanziale tenuta. Passato e presente L’offensiva dei dazi attuata dal presidente USA Trump rischia di intaccare seriamente questo quadro complessivo, che non rappresenta la perfezione ma che ha avuto e ha molti aspetti positivi. È auspicabile Lo sviluppo del libero scambio non ha certamente eliminato tutte le barriere, ma le ha almeno ridotte in modo rilevante, soprattutto negli ultimi decenni La Rivista Elvetiche La Rivista · Giugno - Settembre 2025 10
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ1NjI=