La Rivista Il Mondo in Camera La guerra commerciale sui dazi non vede ancora definiti i confini delle trattative. Ancor prima della sospensione che il Presidente USA aveva annunciato il 2 aprile, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera aveva interpellato alcune tra le maggiori CCIE in Europa per definire un piano di comunicazione rivolto alle imprese italiane esportatrici con l’obiettivo di offrire loro una chiara visione della domanda e delle opportunità offerte dai mercati più vicini all’Italia “Se non ci sarà il coraggio di osare, di rompere gli schemi, necessariamente rigorosi ma forse oggi soprattutto rigidi, sin qui sperimentati, si farà molta fatica ad approfittare delle tante opportunità che ancora ci sarebbero” dice Vincenzo Di Pierri, Presidente della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. “Complici senza dubbio le emergenze attuali e congiunturali, appare sempre più fragile un sistema strutturale che rischia di perdere la sintonia non solo con le dinamiche dei mercati ma, in maniera ancor più allargata, con le dinamiche della società attuale nel suo complesso. È chiaro” prosegue Di Pierri “che lo stato di incertezza su più fronti non facilita il compito di nessuno. Ma proprio questa fase, per certi versi rivoluzionaria, ci induce ad uscire dalla cosiddetta comfort zone. Perché da questa situazione possiamo trarre rinnovata compattezza, stimoli, energie, sintonie, alleanze e condivisioni utili a ridefinire alcune nostre strategie, costringendoci ad aggiornare le nostre visioni. D’altro canto, senza ricorrere all’abusato, per quanto fondato, parallelo, che non solo per i cinesi, diventa equivalenza, fra crisi e opportunità, potremmo dire che ci troviamo in una situazione in cui dobbiamo fare di necessità virtù. A condizione che la necessità aguzzi effettivamente l’ingegno”. Rafforzare i contatti tra gli stati europei è ora quanto mai indispensabile e, in questa direzione, va anche l’attività di comunicazione intrapresa dalla CCIS che coinvolge alcune tra le più importati CCIE del mondo che vogliono mostrare ai produttori Made in Italy le potenzialità dei mercati alternativi a quello Americano. Tra i settori di produzione Made in Italy più esposti al rischio “dazi” c’è l’agroalimentare, con il mondo del vino e delle bevande in genere duramente colpito: il 25% dell’export in questo ambito è diretto proprio verso gli USA. Dazi che pesano anche nel commercio dei cereali, dei prodotti caseari e delle uova con un’esposizione media del 13%. Non va meglio per il settore MEM e automotive Made in Italy, sul quale il dato export raggiunge quota 24 miliardi di euro, 5.2 dei quali rappresentati dal commercio di macchinari industriali. Le alternative europee agli Usa per il made in italy Mercati europei come la Svizzera, la Spagna, la Germania, la Francia e la Repubblica Ceca sono “affamati” di Made in Italy. La Svizzera, ad esempio è il V partner commerciale italiano quindi, cogliere questo momento di incertezza e guardare con maggiore attenzione al vicino territorio della Confederazione, offre ai produttori Made in Italy l’occasione di rivolgersi ad un pubblico alto spendente, che apprezza il bello e ben fatto italiano Made in Italy e che ha ancora ampio margine per “ospitare” nuove eccellenze italiane. Guardando solo all’agroalimentare Made in Italy, tra i prodotti più esportati in Svizzera troviamo riso, olio, vini, pasta e formaggi. Una bilancia che, nel primo semestre 2024, ha posizionato la lancetta a quota 30 miDazi USA: le CCIE in Europa unite a supporto dell’export Made in Italy Le CCIE europee si muovono per offrire alle aziende esportatrici italiane, minacciate dai dazi, un’alternativa al mercato USA. La Rivista · Aprile - Giugno 2025 90
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