sui prezzi più elevati rispetto alla concorrenza. È necessario per un cambio di passo puntare sui brevetti e l’innovazione. La quota % dei brevetti sul totale mondiale per Paese vede oggi primeggiare la Cina col 23,8% che erano al 4% fino al 2010 che ha superato gli Stati Uniti fermi al 21,5% mentre dieci anni fa erano al 31%. In quindici anni è cambiato dunque il mondo. Al terzo rango troviamo il Giappone col 18,4%, l’UE è al 17,3% mentre era al 28% dieci anni prima, la Corea del Sud al 7,5%, la Germania al 6,3%, la Francia al 2,7%. Più in basso ancora troviamo il Regno Unito col 2,%, la Svizzera col 2%, la Svezia con l’1,5% assieme ai Paesi Bassi, mentre l’Italia è all’1,3% e il Canada all’1%. Come si vede, nella formazione del personale e nella ricerca e sviluppo c’è ancora molto da fare, grazie alle innovazioni e alle possibilità che oggi offrono la digitalizzazione e l’Intelligenza artificiale. Non aver paura dell’intelligenza artificiale Secondo Matteo Faggin, direttore generale di SMACT Competence Center delle Università del Triveneto, la tecnologia “emergente” può concretamente aiutare le piccole e medie imprese e non bisogna aver paura dell’intelligenza artificiale. In effetti, anche se magari non ne siamo consapevoli già la utilizziamo nelle nostre imprese. Infatti, il 45,4% delle imprese italiane la utilizza nelle tecnologie 4.0 nella archiviazione, trasmissione e analisi dei dati e il 42,1% mediante la robotica. Per non esaurire le risorse, il 36,3% si serve del Cloud Computing. Ovviamente c’è bisogno della Cyber Security per non correre il rischio di impasse per il 28,9 delle imprese, mentre la tecnologia più immediata che viene in mente è quella dei magazzini automatizzati, di cui avvertiamo il bisogno, tra l’altro, negli acquisti ai supermercati o in farmacia (24,2%). Quello di cui si avverte la mancanza è l’integrazione di tutto questo. Per esempio, con le stampanti 3D, la Blockchain e la tracciabilità (12,1%), l’Intelligenza artificiale collegata al sistema (12%), l’internet of Things, la gestione Bigdata (5,8%), la Realtà aumentata per farne esperienza diretta (4,4%), i Sistemi di interazione Uomo/Macchina (3,1%), il Digital Twins e Simulazione (2,9%), fino alle nanotecnologie specifiche per determinate imprese, per esempio per sperimentare i punti di rottura e ridurre gli scarti (1,3%). Insomma: memori dei cicli di Kondriatieff, dobbiamo ricordarci che i trend non si esauriscono in cinque anni, ma richiedono tempi pervasivi su tutto il sistema di medio periodo che arrivano a 20 anni. Non si tratta di fare una gara di 100 metri, ma una maratona che deve innescare tutto il sistema come fa il sangue nel corpo umano per raggiungere ogni periferia, con la necessità primaria di una formazione adeguata con percorsi differenziati per tutto il personale della azienda, liberandolo non dal lavoro, ma dai compiti ripetitivi, pericolosi ed evitando gli errori comuni che hanno limitato la capacità delle aziende di stare al passo con l’evoluzione dei vari mercati. Nella tabella proiettata durante il convegno Due convegni con ISPI- Intesa San Paolo e Confindustria Como. La Rivista Italiche La Rivista · Aprile - Giugno 2025 6
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