rispettivamente in tedesco, francese e italiano, mentre le tre conduttrici della finale – Michelle Hunziker, Hazel Brugger e Sandra Studer – hanno fatto del loro meglio per provare a mostrare questo lato caratteristico della Svizzera, alternandolo all’ormai “lingua franca” dell’Eurovision, l’inglese. Non sono ovviamente mancati speciali quotidiani trasmessi anche in lingua romancia. Un altro elemento centrale è quello della coesione nazionale, ovvero la capacità di unire sotto un’unica nazione lingue e culture diverse. Questo pilastro, su cui è costruito il servizio pubblico radiotelevisivo e mediale svizzero, non si distanzia molto da quella che animò la nascita dell’Eurovision, che fu creato con l’idea di proporre un evento musicale che unisse nazioni, lingue e culture diverse attraverso la canzone. “United by Music”, motto ormai permanente scelto dall’EBU (European Broadcasting Union) per tutte le edizioni della kermesse, si rivela infatti azzeccato tanto per illustrare i valori dell’Eurovision quanto per mostrare la funzione di collante del servizio pubblico radiotelevisivo tra le varie realtà della Svizzera. Il potere unificatore della musica non è però solo uno slogan, ma ha trovato in questo contesto anche una conferma dal punto di vista numerico: in questa edizione, infatti, si sono esibiti ben 37 paesi e più di 20 sono state le lingue coinvolte nelle differenti canzoni. Una kermesse all’insegna del radicamento regionale e dell’inclusività Oltre al plurilinguismo e alla coesione nazionale, il servizio pubblico radiotelevisivo ha da diversi anni lavorato per garantire un’offerta inclusiva e accessibile a tutti e radicata sul territorio. Questi due aspetti non sono infatti mancati in questa ultima edizione. Era infatti importante mostrare tutti i lati della Svizzera e soprattutto quanto il servizio pubblico radiotelevisivo sia radicato nelle regioni e nelle comunità. Per questa ragione, la SRG SSR ha deciso di produrre 40 “cartoline” da tutta la Svizzera, ovvero brevi video, girati in diverse località del Paese, che venivano trasmessi prima dell’esibizione di ogni singola nazione. Oltre a risolvere un aspetto pratico – concedere ai tecnici il tempo necessario per cambiare le scenografie tra un’esecuzione e l’altra – queste cartoline hanno mostrato la ricchezza e la varietà del nostro territorio al pubblico internazionale dell’Eurovision. Va sottolineato inoltre l’importante impegno del servizio pubblico radiotelevisivo e mediale, nel rendere l’evento totalmente accessibile, attraverso sottotitoli, audiodescrizioni e traduzioni in lingua dei segni; un’operazione non indifferente se si pensa che per l’occasione 37 canzoni, cantate in più di venti lingue diverse, sono state tradotte in lingua dei segni. I numeri di questo Eurovision Come si può evincere lo sforzo per rendere questo Eurovision memorabile e per rafforzare l’immagine della SRG SSR dentro e fuori le mura domestiche è stato grande. I dati di ascolto e di partecipazione sembrano aver dato ragione all’azienda. Si stima, infatti, che l’evento sia stato seguito da 166 milioni di persone (l’anno scorso erano 163); il successo non si è registrato solo attraverso i numeri televisivi, ma anche con quelli effettivi rilevati nella città di Basilea, dove sono giunte oltre 500.000 persone per assistere ai diversi eventi dell’ Eurovision Song Contest e da un notevole aumento delle interazioni digitali. Da questi dati si evince come il servizio pubblico abbia saputo sfruttare appieno questa preziosa vetrina offerta dall’ Eurovision Song Contest per mostrare le sue capacità tecniche e organizzative, ma soprattutto per sottolineare quanto la sua sopravvivenza sia a oggi ancora indispensabile. *Responsabile contenuti editoriali SSR.CORSI tre conduttrici della finale – Michelle Hunziker, Hazel Brugger e Sandra Studer – si sono alternate dando voce al plurilinguismo, tratto distintivo della Svizzera La Rivista · Aprile - Giugno 2025 65
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