La Rivista

conica retrospettiva internazionale curata da Germano Celant fu presentata a Palazzo Fortuny. Attendiamo con impazienza il ritorno di Mapplethorpe a Venezia dopo 33 anni, così come le rassegne previste per Roma e Milano», ha dichiarato Michael Ward Stout, presidente della Fondazione Robert Mapplethorpe1. La ricerca di una perfetta sinuosità Con oltre 200 immagini, alcune delle quali presentate in Italia per la prima volta, la retrospettiva Robert Mapplethorpe. Le forme del classico alle Stanze della Fotografia di Venezia, rende omaggio al grande artista statunitense e prosegue il percorso tracciato dal curatore Germano Celant nella sua rassegna Tra antico e moderno. Un’antologia (Torino, 2005), reinserendo l’opera di Mapplethorpe nel contesto dell'arte e della cultura statunitense di metà Novecento. È proprio la dimensione classica della fotografia di Mapplethorpe, fortemente evidenziata a Venezia attraverso puntuali confronti con le immagini della statuaria antica, a rendere i suoi corpi ritratti, colti nella loro plasticità e bellezza, atemporali: rappresentazioni antiche e presenti di un irrefrenabile e sapiente desiderio, plasmate dalla geometria della luce e trasfigurate in icone eterne, quasi divine, sebbene sempre umanissime. La mostra riporta così l’attenzione sulla ricerca di Mapplethorpe di una perfetta sinuosità, di una rotondità sensuale e sacrale, che è possibile riscontrare nelle fotografie esposte a Venezia dei perfetti corpi maschili e femminili, così come nelle magnifiche immagini dei fiori, svelati nella loro nudità, vere e proprie composizioni poetiche, ambigue e delicate al tempo stesso. Come osserva Denis Curti, «Mapple- thorpe usa la fotografia per reinterpretare e rinnovare l'estetica classica, accentuando il dialogo tra il corpo vivo e la scultura ideale. Il confronto evidenzia la sua abilità nel trasporre la perfezione e la grazia della scultura classica nella fotografia contemporanea, attraverso l’attenzione al dettaglio e alla luce, creando un ponte tra passato e presente. Le statue, dominate da una sessualità incompiuta, ci mettono davanti all’importanza della carne nel linguaggio seduttivo. Mapplethorpe ne scioglie le membra marmoree per far emergere una bellezza sensuale che pulsa sotto tonnellate di rigidità, dando loro una nuova vita2». Lungo il percorso espositivo sono presentati i primissimi collage, ready-made realizzati sul finire degli anni Sessanta del Novecento, molti dei quali mai esposti prima. Queste prime opere sono realizzate combinando originali disegni e ritagli di riviste omoerotiche e oggetti trovati e riflettono la ricerca di identità e l’interesse di Mapplethorpe nella sperimentazione, sin dagli esordi della sua carriera, usando una sovrapposizione di elementi. Inno alla perfezione classica La retrospettiva espone tra altri molti nudi maschili che celebrano il corpo con un inno alla perfezione classica, enfatizzando forza, sensualità e simmetria attraverso un uso raffinato della luce e della composizione, esplorando il desiderio e l'erotismo e sfidando gli schemi sociali tradizionali. Analogamente, nei nudi femminili esposti a Venezia, Mapplethorpe gioca con le forme, le pieghe e le linee per creare un'estetica elegante e minimalista, volta a rappresentare, come ha osservato lo storico dell’arte americano Arthur C. Danto, «donne consapevoli, dalla potenza quasi regale3». Molti i ritratti presentati alle Stanze della Fotografia: dalla celebre serie dediSelf Portrait, 1975 © Robert Mapplethorpe Foundation Derrick Cross, 1983 © Robert Mapplethorpe Foundation

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