La Rivista

ancora il disegno preparatorio per il Bacco di Leonardo da Vinci, rubato cinquant’anni fa e mai ritrovato. Il percorso museale del Sacro Monte si completa poco più in là con la Casa Museo Lodovico Pogliaghi, residenza eclettica dell’artista milanese che progettò il portale centrale del Duomo di Milano. Immerso nel verde di un bel giardino, l’edificio – una vera e propria “opera d’arte totale”, costruita con gusto teatrale e spirito enciclopedico – rispecchia gli interessi ampi e spesso singolari del suo proprietario, raccogliendo collezioni che spaziano dall’antichità egizia all’arte islamica, passando per dipinti, sculture e bozzetti. La casa custodisce fra l’altro l’enorme modello in gesso del portale milanese, e vedere quest’opera monumentale in uno spazio domestico produce un effetto insolito e affascinante. I palazzi le ville e i giardini Lasciamo il Seicento del Sacro Monte e, con un salto in avanti di un secolo, arriviamo al 1765, quando Maria Teresa d’Austria assegna a Francesco III d’Este la contea di Varese, rendendola capoluogo e sede amministrativa. È in questo contesto che nasce il Palazzo Estense, residenza del nuovo governatore, progettato da Giuseppe Antonio Bianchi secondo il gusto lombardo-tosco-emiliano del tempo. L’edificio, sobrio e armonico nelle proporzioni, si affaccia sullo splendido giardino all’italiana che ancora oggi, immutato, scende con eleganza verso il nucleo della città e ne rappresenta il cuore verde. Ispirati – come conferma l’apprezzamento di Leopardi – ai modelli delle grandi regge europee, i Giardini Estensi furono pensati come spazio di rappresentanza ma anche come luogo di passeggio e di contemplazione, e con il passare dei secoli la loro funzione non è poi mutata di tanto. Ancora oggi le aiuole geometriche, le statue allegoriche e il gioco di prospettive tra siepi e fontane mantengono intatto il loro equilibrio scenografico. È un paesaggio costruito con precisione, dove natura e potere dialogano attraverso il linguaggio formale della simmetria. Una visione illuminista del verde, ordinato e razionale, che anticipa la vocazione varesina alla misura e alla compostezza. Ma bisogna salire al quartiere di Biumo Superiore, ed entrare a Villa Menafoglio Litta, anch’essa settecentesca (ormai per tutti Villa Panza, oggi patrimonio del FAI), per incontrare il vertice assoluto della magnificenza cittadina. Qui la luce naturale che filtra tra le finestre e dialoga con le installazioni di artisti come Dan Flavin e James Turrell, in un confronto continuo tra passato nobiliare e sensibilità contemporanea, crea una magia che è impossibile reperire altrove. Non è un caso che grazie alla passione del conte Giuseppe Panza (e di sua moglie Giovanna) proprio a Varese abbia trovato casa una delle collezioni d’arte americana più importanti d’Europa, ben prima che il contemporaneo diventasse una moda. I grandi capolavori del minimalismo dialogano qui in perfetta armonia con stucchi e parquet antichi. Villa Panza è un’esperienza sospesa, intima e potente, di cui il silenzio è una componente fondamentale. Nel XIX secolo, Varese diventa un centro borghese in ascesa: fioriscono ville, giardini, stabilimenti tessili e opifici meccanici. Il suo volto si modernizza, ma senza mai perdere contatto con la natura circostante. Dopo l’Unità d’Italia, la città cresce sommessamente, lontana dai forti conflitti sociali che segnarono la nascita della grande industria lombarda, ma coltivando una propria cultura La Casa Museo Lodovico Pogliaghi, sul Sacro Monte di Varese, è la residenza eclettica dell’artista milanese che progettò il portale centrale del Duomo di Milano La Rivista Il Belpaese La Rivista · Aprile - Giugno 2025 38

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