in condizioni estremamente dure e pericolose, in un ambiente caldo e con scarsa ventilazione. Anche allo scavo delle gallerie ferroviarie del Sempione (1898-1905) e di quella del Lötschberg (1906-1911), gli italiani costituirono ancora il 95% della manodopera occupata, in condizioni di estrema precarietà. Un monito per la sicurezza sul lavoro Il Sempione, di 19,803 km, ha causato molte vittime tra i lavoratori italiani, con centinaia di feriti e decine di morti, oltre a numerosi decessi dovuti alla silicosi e ad altre malattie contagiate nel corso del duro lavoro. Lo stesso si può dire anche per il traforo della galleria del Lötsch- berg, lunga 14,6 km, fra le stazioni di Kandersteg, nel Canton Berna, e di Goppenstein, nel Canton Vallese, la cui costruzione, cominciata nel 1906, subì molti ritardi a causa di incidenti mortali. Tra questi anche una valanga, che, il 28 febbraio del 1908, provocò la morte di 12 operai soffocati a causa della pressione dell’aria (Anna Luisa Ferro Mäder, in Area. Il portale di critica sociale e del lavoro, Anno XI, numero 36, 5 settembre 2008, online). Sempre al Lötschberg, nello stesso anno, ci fu il crollo di una sezione del tunnel che causò la morte di altri 23 operai italiani. Il cedimento di una sezione della volta del tunnel provocò un’ampia apertura attraverso la quale i sedimenti fangosi e l’acqua irruppero in galleria, causando la morte dei nostri connazionali. Erano le ore tre del mattino di venerdì 24 luglio 1908, e il numero degli operai impegnati nel turno di notte era ridotto rispetto alle centinaia di lavoratori del turno diurno, che sarebbero state vittime di quella catastrofe. Per oltrepassare il sito del disastro è tato necessario deviare il corso del tunnel, conferendogli una curiosa forma ad “S” che lo distingue dagli altri trafori alpini tutti rigorosamente rettilinei. Il ricongiungimento dei due fronti di scavo, per i ritardi considerevoli, avvenne solo nel 1911. Chi scrive, autore, insieme a padre Graziano G. Tassello, di L’epopea dei trafori alpini. 1908-2008: a cent’anni dalla disgrazia del Lötschberg (Edizioni CSERPE, Basilea 2008), ricorda, con profonda emozione, la commemorazione di tutte le vittime, non solo dei 23 della notte del 24 luglio, ma anche di tutte quelle che persero la vita nel corso dei lavori del traforo. Il treno speciale partito da Berna, domenica 7 settembre 2008, fece sosta, nelle stazioni di Thun, di Spiez, di Frutigen e di Kandersteg, fermandosi poi in ogni punto della galleria dove un operaio aveva perso la vita, per ricordarne il nome e la memoria. Le associazioni, i sindacati e le autorità svizzere e quelle italiane sono sempre state attente al ricordo dei caduti sul lavoro. Come per la tragedia della miniera di Marcinelle, in Belgio, dove l’8 agosto 1956, morirono 262 persone di cui 175 italiani, anche a Mattmark i caduti sul lavoro vengono ricordati ogni anno, con la partecipazione delle autorità dei due Paesi e il concorso delle associazioni e dei sindacati italiani e svizzeri. L’anno scorso (2024), per ricordare la tragedia, l'Associazione ItaliaValais ha organizzato una cerimonia per commemorare il 59º anniversario, svoltasi il 31 agosto 2024 presso la Diga di Mattmark. All'evento hanno partecipato istituzioni, enti locali, rappresentanze diplomatiche e parlamentari e associazioni. Durante la cerimonia, il presidente del Comitato ad hoc, Domenico Mesiano, ha accolto i partecipanti, tra cui l'Ambasciatore d'Italia in Svizzera e il Console Generale, sottolineando l'importanza di ricordare e onorare le vittime di quel tragico evento. Filippo Ciavaglia, dell'Area Politiche Europee e Internazionali della CGIL e presidente della III Commissione del Consiglio Generale degli Italiani Copertina del volume di Toni Ricciardi: Morire a Mattmark, l’ultima tragedia dell'emigrazione italiana, Donzelli 2015) La Rivista Società La Rivista · Aprile - Giugno 2025 33
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