in carico i “dublinanti” e la situazione attuale, seppur in miglioramento grazie alla collaborazione con gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo, non è ancora stabilizzata. Naturalmente ciò non significa che l’Italia si sottrarrà, a tempo indefinito, alla ripresa in carico dei “dublinanti”: ne è prova l’intenso lavoro che il Governo italiano sta portando avanti per alleviare l’impatto dei flussi migratori sul territorio nazionale e prevenire gli ingressi in Italia e, quindi, nell’area Schengen di cui fa parte la Svizzera. Tutto ciò, in attesa dell’entrata in vigore nel 2026 del patto europeo sulla migrazione e l'asilo che prevederà un meccanismo di solidarietà per sgravare i Paesi più sollecitati come appunto l'Italia. Nelle zone di confine, oltre al fenomeno del frontalierato, quello del “turismo degli acquisti” sembra sviluppare una sorta di “contesa della spesa”: con l’Italia e la svizzera che nell’ultimo anno hanno affilato le armi a difesa dei loro rispettivi commerci da un parte e dall’altra della frontiera, con proposte legislative concorrenziali per attirare la clientela transfrontaliera. Da un lato il Governo elvetico, che dal primo gennaio ha ridotto la franchigia doganale da 300 a 150 nel tentativo di arginare la fuga di consumatori verso l’estero. Dall’altro l’Italia, che con la riduzione della soglia per il rimborso IVA (da 154.95 euro a 70) ha di fatto neutralizzato la contromisura elvetica, rendendo ancora più conveniente fare acquisti in Italia. Fisiologiche schermaglie di confine? Non si tratta di una “contesa della spesa” tra Italia e Svizzera, tema che non è mai stato trattato in questi anni in occasione degli incontri bilaterali, ma di legittime misure adottate dai singoli Paesi a tutela delle economie nazionali atte a scoraggiare gli acquisti all’estero. Sono le regole del mercato, poi, che spingono i consumatori ad attraversare comunque le frontiere per effettuare acquisti di prodotti di pari qualità ma a prezzi inferiori. Alla fine del 2024 il Consiglio federale ha annunciato che si sono conclusi i negoziati fra Svizzera e UE su un nuovo pacchetto di accordi bilaterali. Un buon segnale, tenendo conto che solo 3 anni fa tali negoziati la Svizzera li aveva interrotti unilateralmente. Il dibattito politico è naturalmente animato e la decisione finale uscirà dall’esito di un referendum popolare. L’Italia è uno spettatore naturalmente interessato. Dal suo osservatorio, qual è la sua valutazione? Il mio auspicio è che gli accordi vengano firmati e approvati dal Parlamento e dalla popolazione e che la Confederazione divenga ancor più parte integrante della grande famiglia europea. Ciò è interesse dell’UE e della Svizzera perché insieme saremo più forti. Ma spetterà agli svizzeri decidere del loro futuro, senza interferenze esterne. Per questo l’Italia non interverrà nel dibattito politico che impegnerà la Confederazione nei prossimi anni. Lei ha sempre sottolineato gli ottini rapporti che ha avuto con Monika Schmutz Kirgöz, fino allo scorso anno sua omologa per la svizzera a Roma. Può affermare lo stesso anche per quanto riguarda il nuovo ambasciatore Roberto Balzaretti? Abbiamo gli stessi ottimi rapporti e intendiamo proseguire questa stessa collaborazione diretta sotto la guida dei nostri Ministri degli Esteri. Rappresentiamo infatti due Paesi che si rispettano, sono animati da un sincero e profondo rapporto di amicizia e fiducia e lavorano assieme in maniera affiatata come un unico “team”. Così guadagneremo tempo quando dovremo affrontare questioni di comune interesse. … con la moglie in uno dei rari momenti conviviali… La Rivista L’Intervista La Rivista · Aprile - Giugno 2025 30
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