La Rivista L’Incontro Sergio Ermotti ospite della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Invitato dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), in occasione dell’assemblea generale del sodalizio attivo ininterrottamente nella Confederazione dal 1909, Sergio Ermotti, CEO di UBS Group, ha partecipato a Zurigo ad un incontro in cui, sollecitato dalla domande del giornalista Lino Terlizzi - commentatore del Corriere del Ticino e collaboratore de Il Sole 24 Ore per la Svizzera – ha parlato delle prospettive dell’economia internazionale nell’attuale contesto geopolitico, delle ricadute dei ventilati ad intermittenza dazi americani, oltre che del settore bancario e delle strategie di UBS. Entrando nel merito della vicenda dei dazi, in attesa di sapere cosa accadrà veramente dopo il 9 luglio (termine della sospensione interlocutoria decisa da Trump), Ermotti ha affermato che siamo in presenza di un cambiamento di paradigma abbastanza importante. Questo attivismo della nuova amministrazione americana, fortemente voluto dal presidente americano, non giunge completamente inatteso, in quanto è tutti sono concordi nel ritenere che discenda soprattutto dalla volontà di ridefinire le relazioni internazionali. In modo particolare, quelle con la Cina, che Trump vorrebbe ricalibrare non solo dal punto di vista geopolitico, militare e della tecnologia, ma anche sotto il profilo dei commerci. Comprensibile l’attesa dei mercati, che anelano a conoscere quale sarà il punto di ricaduta dei dazi imposti dagli Sati Uniti. Azzardando un’ipotesi, la più probabile, per Ermotti, ci parla di tariffe medie attorno al 15% sui beni commerciali, eccezion fatta per il settore dell’ automotive, con dazi verosimilmente più elevati. L’eventualità di dazi che si collochino attorno al 10%, come auspicato ad esempio dall’Ue, secondo il CEO di UBS Group, seppur non esclusa, è poco probabile. In questo scenario, che per ora è sospeso e reso piuttosto indecifrabile dai continui annunci rilanciati e puntualmente ritrattati, molto dipenderà dall’andamento dei mercati finanziari, dal rendimento delle obbligazioni del Tesoro americano e dal valore del dollaro. Anche se corto termine a livello internazionale non c'è alternativa al dollaro. La Svizzera con lo sguardo all’Unione europea Stante questa situazione di indubbia incertezza, la Svizzera, che siamo soliti considerare ricca, per quanto sia una definizione piuttosto generica, si trova in una posizione più comoda. Nel senso che non dovrebbe subire particolari scossoni. Ciò non toglie che anche in una previsione di crescita, il PIL non andrà oltre l’1%. D’altro canto, la Svizzera è nella condizione di poter assorbire senza troppi Sergio Ermotti, con il presidente della CCIS, Vincenzo di Pierri e, di spalle, il presidente onorario Marco Gherzi La Rivista · Aprile - Giugno 2025 24
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