realtà e priorità della Chiesa, ma del mondo tutto. Infatti, un Papa solamente “missionario”, o avente come caratteristica di spicco quella di essere espressione di quelle nazioni dell’Asia o dell’Africa per cui Bergoglio aveva avuto un occhio di riguardo, avrebbe dato un altro segnale. Avrebbe denotato un chiaro focus per le priorità evangeliche verso quelle popolazioni dove la religione cattolica è ancora minoritaria ma la deomografia sta crescendo esponenzialmente, allargando così il possibile “bacino d’utenza”. Scegliendo un diverso profilo il Conclave dimostra invece una capacità di andare oltre le questioni legate unicamente alla predicazione religiosa, ma di volersi posizionare come attore di rilievo sul palcoscenico internazionale, e di essere capace di farlo. Leone XIV potrebbe prestare maggiore attenzione alla diplomazia multilaterale, alla costruzione di ponti tra le grandi potenze, all’elaborazione di una visione etica dei nuovi conflitti digitali, etnici, ecologici. Tutte questioni altamente geopolitiche. Da un lato la sua doppia nazionalità nordamericana e peruviana, unita alla sua origine franco-italiana, lo pone in una posizione unica per favorire un dialogo rinnovato tra Stati Uniti, Unione Europea e il sud del mondo. Inoltre, proprio la sua origine statunitense potrebbe conferirgli un soft power aggiuntivo nei confronti delle potenze emergenti: essere percepito come espressione della società americana ed occidentale, rappresentarne il peso e i valori, ed allo stesso tempo essere autorizzato a disapprovarne certi aspetti a vantaggio di una visione più olistica e interculturale. Papa Leone potrebbe dunque rafforzare il ruolo diplomatico della Santa Sede non solo nei grandi conflitti in corso — Ucraina, Medio Oriente — ma anche in aree finora marginalizzate, come appunto Africa e Asia, oltre al sud America, ovviamente. Riuscire quindi non solo in una maggiore riorganizzazione e risanamento della governance ecclesiale, ma forse anche accentuare il dialogo tra potenze mondiali e grandi e piccoli attori geopolitici. Cautela, mediazione, neutralità Inoltre, il confronto tra il funerale di Papa Francesco e l’inaugurazione di Leone XIV rivela molto sulle dinamiche geopolitiche attuali e sulla percezione internazionale della Chiesa. Al funerale di Papa Francesco, ad esempio, non ha partecipato alcun rappresentante di Israele, Un segnale chiaro del gelo diplomatico seguito alle forti critiche di Francesco riguardo all’intervento militare israeliano a Gaza dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente israeliano Herzog era invece presente all’inaugurazione di Leone XIV, segno di un possibile riposizionamento: una apertura diplomatica, che indica una disponibilità ebraica ad un nuovo eventuale dialogo col Vaticano, subordinato presumibilmente all’atteggiamento che il nuovo Papa potrebbe prendere Protagonista sul palcoscenico internazionale La Rivista · Aprile - Giugno 2025 14
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