tener conto del fatto che la Confederazione ha un PIL pro capite già elevato. Dunque per la Svizzera in genere è comunque difficile avere crescite annue con percentuali molto alte. Questo vale anche durante le fasi di espansione internazionale, ma ovviamente vale ancor più nelle fasi di rallentamento economico mondiale, come l’attuale. Il franco forte Naturalmente, quando si parla di Svizzera si parla anche di franco forte. La moneta elvetica ha un trend di fondo all’apprezzamento ed è ancor più richiesta dagli investitori quando le incertezze geopolitiche ed economiche aumentano. Avere una valuta molto robusta presenta sia svantaggi sia vantaggi, ma questi ultimi tendono a prevalere. Tra gli svantaggi ci sono i maggiori ostacoli che deve affrontare l’export (svizzero in questo caso), visto che merci e servizi elvetici sono di fatto più cari per chi li acquista dall’estero. Tra i vantaggi c’è il fatto che l’import svizzero procede più spedito, visto che merci e servizi esteri sono di fatto meno cari; questo, tra l’altro, contribuisce a tenere bassa l’inflazione, come si vede bene nella realtà elvetica. A ciò si può aggiungere che la moneta forte incrementa ancor più l’affidabilità del Sistema Paese e supporta per la sua parte la piazza finanziaria. Tornando all’export, bisogna anche dire che i prodotti svizzeri hanno spesso un valore aggiunto alto, che li rende meno sensibili al fattore valutario. Molte imprese esportatrici elvetiche, inoltre, hanno saputo adattarsi alla valuta forte, anche attraverso una maggiore diversificazione dei prodotti e dei mercati. Dunque la Svizzera è riuscita nel complesso a limitare gli aspetti negativi e ad ampliare invece gli aspetti positivi del franco forte. La Banca nazionale svizzera sul suo versante da molto tempo cerca di frenare l’ascesa del franco, a favore dell’export rossocrociato. In parte c’è riuscita e in parte no. Guardando alla serie storica, si può dire che il grande rafforzamento del franco è stato solo ritardato, non evitato. La BNS in ogni caso ci prova ancora e in giugno ha tagliato nuovamente il tasso di interesse guida sul franco, abbassandolo allo 0%. Dietro questa decisione c’è anche la volontà di non rinunciare al freno sulla valuta. In molti sulla piazza svizzera si chiedono però sino a dove la Banca nazionale possa spingersi. La vicenda della soglia di cambio euro/franco a 1,20, tenuta a lungo e con insistenza ma poi alla fine abbandonata dalla BNS per forza di cose, ha confermato che si può andare contro il mercato solo sino a un certo punto. Se molti investitori, svizzeri ed esteri, continuano a richiedere il franco, diventa difficile se non impossibile attuare il freno. I tassi di interesse Il Sistema Svizzera – che è fatto anche di stabilità politica e sociale, conti pubblici in ordine, economia competitiva – è la base all’attrattività della moneta elvetica. Gli acquisti di valute estere per frenare il franco negli anni scorsi hanno d’altronde già molto gonfiato il bilancio della BNS e farne molti altri sembra molto complicato. Inoltre, attuare altri tagli al tasso guida per trattenere la moneta significa essere nuovamente nel complicato campo dei tassi di interesse negativi. Si è già visto che questi possono avere solo effetti parziali sulla valuta e che nel frattempo creano problemi al settore finanziario e ai risparmiatori. La Svizzera, comunque, nel complesso va, anche con il franco forte. La Rivista Elvetiche Nonostante a livello internazionale si addensino molte nubi scure, che incidono anche sulla Confederazione elvetica, è rilevante la capacità di tenuta economica che ancora una volta sta emergendo dall’economia svizzera. La Rivista · Aprile - Giugno 2025 9
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