La Rivista

Quali le prospettive per l’Italia? Secondo Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS Wealth Management, la situazione della Penisola è oggi tranquilla e questa è forse una sorpresa cui non eravamo più abituati. Politicamente, inoltre, è stato forse il Paese più stabile tra i grandi negli ultimi due o tre anni. Incontro al futuro Confidando in un’accelerazione del Recovery Fund di Corrado Bianchi Porro va per innovazione e infrastruttura, questa prassi potrebbe dare un ottimo beneficio in termini di crescita e di riduzione del debito. Ed è, appunto, quanto è successo all’Italia. Ad oggi, il deficit italiano dovrebbe essere per la fine del 2024 al 3,8%, abbastanza vicino al target indicato dall’Unione Europea del 3% e l’obiettivo è di scendere sotto questa soglia entro il 2026, cosa che probabilmente potrebbe già accadere nel 2025, quindi c’è un margine di vantaggio. Bisogna poi aggiungere che la situazione italiana, da un punto di vista politico, è assai frammentata, ma molto più semplice rispetto a quella della Francia, dato che l’Italia ha tanti partiti, quasi tutti però con posizioni “moderate” sui temi economici, per cui alla fine una “quadra” o un accordo si è sempre trovato. Una situazione assai più polarizzata Invece, quanto si osserva in Francia è una situazione assai più polarizzata, pur con conduzione presidenzialista. Il primo partito è infatti di sinistra-sinistra, il secondo è di destra e in mezzo ci sono partiti molto più piccoli che rappresentano il centro, una situazione opposta rispetto all’Italia, per cui è molto più difficile Con il Covid (inizialmente la nazione, come si ricorderà, era stata la prima ad essere colpita in Europa dalla pandemia) si era registrato un rapido aumento dell’indebitamento. Ma successivamente la discesa è stata molto veloce, per cui il rapporto debito pubblico sul Prodotto Interno Lordo è sceso al livello del 2019 e questo, secondo Il CIO di UBS, è un elemento di studio promettente e interessante per tutta l’Europa. Questo significa che con un pacchetto come quello del Recovery Fund europeo (che per altro per due terzi è debito e quindi la parte dei contributi è piuttosto piccola), seguendo un coordinamento europeo, nel senso che si finanzia fissando esattamente dove spendere con impegno e vincoli produttivi, il debito scende. Invece, i governi nazionali spesso sono stati in ostaggio di problemi e crisi contingenti. In pratica: ci si allerta solo per portare sollievo a regioni colpite o per risolvere disastri che impegnano le risorse in una logica assai meno produttiva. Quindi, la verità è che forse (vale per l’Italia, ma anche per altri Paesi), con maggior potere e supervisione alla Commissione europea, seguendo i principi degli investimenti fatti in maniera produttiLa Rivista Italiche La Rivista · Ottobre-Dicembre 2024 7

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