ci fermavano per strada solo persone della nostra età, ammiratori storici delle nostre canzoni, adesso siamo diventati virali su tutti i social che noi nemmeno conosciamo! Ce la stiamo vivendo con grande allegria e con tanta serenità. In questo periodo di grande positività, con richieste in tutto il mondo per avervi ai concerti, quanto vi manca la presenza di Franco Gatti, vostro amico fraterno e terzo elemento della band? Franco è sempre con noi. È con noi sul palco ed è con noi dietro le quinte a spronarci e a farci divertire come ha sempre fatto. Un fratello che se n'è andato ma che ha contribuito a quel segreto di continuità di cui parlavamo prima. Ci manca tanto, ma sappiamo che è sempre con noi. Nel 2020, durante il Festival di Sanremo, al quale era presente anche Marina Occhiena, ex elemento del gruppo, si parlava di una possibile ritrovata composizione dei Ricchi e Poveri. Com'è andata a finire la cosa? Sanremo 2020, abbiamo fatto la reunion del gruppo originale per una notte. È vero, avevamo pensato di fare un tour tutti e quattro insieme, ma poi è arrivato il Covid ed ha fermato tutto. Passata questa fase non eravamo più entusiasti come prima. Poi Franco ci ha lasciati. Tutto sommato le nostre canzoni più famose all'estero sono quelle interpretate in tre. È stato bello ritrovarci tutti e quattro; è stato come un ultimo saluto a Franco, ma poi è finito tutto lì, a Sanremo. Ti cito due nomi che hanno a che fare con la vostra carriera musicale: Fabrizio De André e Franco Califano. Che ruoli avevano negli anni di esordio dei Ricchi e Poveri? Fabrizio De Andrè ci ha visti cantare in un locale. Ancora eravamo sconosciuti. Ha deciso di presentarci a una casa discografica, ma non è successo nulla. Invece Franco Califano è stato il nostro talent scout e manager per i primi anni della nostra carriera. È stato lui a chiamarci Ricchi e Poveri, perché diceva che eravamo ricchi di spirito ma poveri nelle tasche! Avete fatto sognare milioni di fan e portato allegria in un'Italia degli anni Ottanta. Come li avete vissuti? E che rapporto avevate con la concorrenza dell'epoca, tra cui Umberto Tozzi, Totò Cutugno, Pupo, Albano e gli altri? Anche loro dominavano la scena ed erano amati nel mondo. Mi racconti qualche aneddoto? Un periodo bellissimo. Gli anni Ottanta sono stati un grande sogno collettivo. Era tutto più facile, le relazioni più dirette – non come oggi dietro gli schermi dei telefonini. Nessuna rivalità con gli artisti che nomini, anzi, grande, grandissima amicizia. Con Totò Cutugno ci abbiamo anche lavorato. Ci ha scritto diverse canzoni. Tozzi, Al Bano e Pupo sono tutti amici carissimi. Ogni volta che ci ritroviamo in qualche festival all'estero è sempre un piacere rivederci e ricordare i bei tempi. Tornando ai giorni nostri, il brano Ma non tutta la vita è un inno alla vita e al modo di viverla. Secondo te, come dovremmo viverla? Sempre col sorriso, ringraziando sempre per quello che abbiamo. La vita è talmente breve che vale la pena di viverla nel miglior modo possibile, cercando di sorridere anche davanti ai problemi. Almeno è così che cerchiamo di viverla noi, con l'energia e la grinta che avevamo a vent'anni, ma con l’esperienza di chi ha già vissuto tanto e conosciuto il dolore. Ma nonostante tutto, andare avanti e sorridere. Spesso venite in Svizzera per esibirvi. Come vi accoglie il pubblico misto di italiani e svizzeri? Ogni pubblico è diverso, ogni paese ha il suo pubblico, ma diventa poi un unico pubblico quando partono Sarà perché ti amo o Mamma Maria, in quel momento non esistono confini, barriere e lingue. La musica riesce sempre a unire i popoli. La Svizzera ci ha sempre accolto benissimo. Siamo vicini di casa, ci sentiamo a casa ogni volta che veniamo a cantare qui. Angelo e Angela durante il loro ultimo concerto lo scorso 23 novembre a Bienne (© Salvatore Pinto) La Rivista · Ottobre-Dicembre 2024 77
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