riuscita dell’imponente manifestazione del 1300 voleva dimostrare di essere la forza divina alla quale tutti dovevano sottostare. Forte del successo del Giubileo, il 18 novembre 1302, Bonifacio VIII emise, infatti, la Bolla Unam Sanctam, con la quale affermava il primato del potere spirituale su quello temporale dei sovrani e, perfino, dello stesso imperatore, affermando solennemente: «Noi dichiariamo, pronunciamo e definiamo che ogni creatura umana è in tutto e per tutto, per necessità di salvezza, sottomessa al Pontefice romano», al quale, vi si legge ancora, spetta anche il controllo della corretta gestione del potere politico. L’Anno Santo del 1300 e i pellegrinaggi di massa Ne seguì uno scontro tra Santa Sede ed il re di Francia Filippo IV il Bello (1268-1314), che organizzò una spedizione militare capeggiata dal suo cancelliere Guglielmo di Nogaret e dal nobile romano Sciarra Colonna, che, secondo alcune fonti, avrebbe aggredito e schiaffeggiato il Papa nel suo palazzo di Anagni (Schiaffo di Anagni). In seguito a quell’oltraggio, Bonifacio VIII morì poco dopo, per il dolore e l’umiliazione subita. Suo successore, dopo il breve pontificato di Benedetto XI (1240-1304), fu il francese Clemente V, nato Bertrand de Got o de Gouth (1264-1314), 195º Papa, dal 1305 sino alla morte, che, nel 1309, spostò la sede pontificia da Roma ad Avignone, dove rimarrà fino al 1377 (Cattività avignonese). Con il primo Giubileo o Anno Santo il movimento dei pellegrini verso Roma assunse proporzioni spettacolari. Per rendersi conto dell'incidenza di quel movimento basta ricordare che, per l’occasione, a Roma, che allora contava appena 50 mila abitanti, arrivarono circa due milioni di pellegrini. Regolarne il flusso, assisterli nel viaggio di andata e di ritorno, ospitarli in città almeno per due settimane fu, per quei tempi, un'opera sovrumana comunque ben riuscita. ≪Nell'anno di Cristo 1300, papa Bonifacio VIII fece somma e grande indulgenza in questo modo: che qualunque romano visitasse, nel corso di detto anno, per trenta dì, la chiesa dei beati apostoli Pietro e Paolo, e per quindici dì l'altra gente, che non fosse romana, poteva ottenere pieno e intero perdono di tutti i suoi peccati, purché si confessasse di ogni colpa e pena. Per la qual cosa gran parte dei cristiani, che allora vivevano, fecero il detto pellegrinaggio, così femmine come uomini, di lontani e diversi paesi... E fu la più mirabile cosa che mai si vedesse: infatti continuamente, durante tutto l'anno, c'erano a Roma — oltre al popolo romano — 200.000 pellegrini; senza contare quelli che erano in cammino di andata o di ritorno; e tutti erano forniti e contenti di sufficienti vettovaglie, così i cavalli come le persone, e con molta pazienza e senza rumori o zuffe; ed io lo posso testimoniare, che vi fui presente e vidi. E per l'offerta fatta dai pellegrini molto tesoro ne crebbe alla Chiesa e i Romani, per le derrate vendute, furono tutti ricchi≫. Così il celebre cronista Giovanni Villani (1280-1348), nelle sue Cronache fiorentine, ricorda quel primo “Giubileo” ordinario. Dante Alighieri, dopo essere stato tra i tanti pellegrini di quello spettacolare avvenimento, paragona il grande andirivieni sul ponte di Castel Sant'Angelo al viavai della moltitudine di fraudolenti, ruffiani e seduttori che incontra nella prima bolgia dell'ottavo cerchio dell'Inferno: ≪Nel fondo erano ignudi i peccatori: / dal mezzo in qua ci venien verso 'l volto, / di là con noi, ma con passi maggiori, / come i Roman per l'essercito molto, / l'anno del Giubileo, su per lo ponte / hanno a passar la gente modo colto, / che dall'un lato tutti hanno la fronte verso 'l castello e vanno a Santo Pietro; / dall'altra sponda vanno verso il monte≫ (Inferno, 18, 25-33). Per l'occasione, il ponte di Sant'Angelo era stato, infatti, diviso longituPellegrini giungono a Roma, in occasione del Giubilep del 1300, dal manoscritto "Cronache" di Giovanni Sercambi, Archivio di Stato, Lucca. Foulard di seta, Souvenir Giubileo 1950. Seta. La Rivista · Ottobre-Dicembre 2024 59
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