La Rivista Società “i testi ufficiali italiani sono poco chiari, burocratici e autoreferenziali”. “Si ha la sensazione che le istituzioni italiane parlino solo tra di loro e per loro, e che non facciano attenzione alle persone che dovrebbero davvero leggere e capire i testi”. Il ruolo dei traduttori della Confederazione Le differenze nella comunicazione istituzionale tra i due Paesi confinanti vengono spiegate con ragioni storiche, politiche e culturali. Ma un fattore decisivo, sottolinea lo studio, è da ricercare nel diverso processo di produzione dei documenti ufficiali. “I testi ufficiali della Confederazione Svizzera in italiano – rileva Angela Ferrari – sono quasi sempre traduzioni di testi in tedesco o in francese. Ora, sorprendentemente, questo non è un ostacolo, bensì un’opportunità per la loro qualità comunicativa”. I traduttori e le traduttrici della Confederazione agiscono come attenti ‘collaudatori’, verificano cioè se il testo di partenza è coerente e chiaro, e se c’è bisogno di ricorrere a correttivi. Se la traduzione è difficile, insomma, spesso “è perché il testo originale è scritto male”. “Per via della componente metalinguistica – continua l’accademica – che caratterizza la traduzione, hanno una visione del testo più distante e critica: è per questa ragione che a volte e inaspettatamente i testi tradotti sono più chiari e meglio strutturati degli originali”. È interessante a questo proposito osservare che i testi ufficiali di carattere normativo vengono tradotti a mano a mano che, nel corso delle varie sedute parlamentari, gli originali vengono prodotti, discussi ed eventualmente riformulati. Secondo Angela Ferrari questa è un’opportunità notevole, che può portare addirittura a retroagire sul testo originale in tedesco, e a correggerlo sia nei contenuti sia nella forma. Difficoltà per l’italiano parlato a Berna Se l’italiano nelle fonti ufficiali e amministrative gode di ottima salute, non può però dirsi la stessa cosa della comunicazione istituzionale orale. A Palazzo federale l’idioma di Dante non ha un’analoga visibilità. In questo ambito la ricerca osserva che “la quota dell’italiano parlato aumenta non appena un politico o una politica ticinese viene eletta in Governo o anche solo in Parlamento”. Purtroppo, però, anche in questo caso, “l’italiano è relegato ai saluti e agli aspetti procedurali più triti: le informazioni più importanti sono comunque formulate in tedesco o in francese”. Un fenomeno che secondo l’analisi scientifica è dovuto al fatto che i politici e le politiche italofone, temendo di non essere compresi dai colleghi di governo e dagli altri parlamentari, preferiscono esprimersi in tedesco o in francese nelle sedi istituzionali. Una prassi che non è condivisa però da Angela Ferrari, che ha presieduto in passato la Società internazionale di linguistica e filologia italiana. “Da chi è alla guida di un paese ufficialmente multilingue si dovrebbe poter pretendere almeno una competenza di tutte le lingue ufficiali: il che dovrebbe valere idealmente anche per i funzionari federali”. Anche secondo l’Accademia della Crusca (nella foto: la sede, una delle massime autorità in materia di lingua italiana, come ricorda ancora Angela Ferrari, “i testi ufficiali italiani sono poco chiari, burocratici e autoreferenziali” La Rivista · Ottobre-Dicembre 2024 55
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ1NjI=