La Rivista

no avere quando ci si trova di fronte a certi suoni strani presenti nella cosiddetta lingua di Goethe (ma anche di Dürrenmatt, Frisch, Musil, Kafka, ecc.). Al di là del suono Il fenomeno appena descritto si chiama tecnicamente metafonesi/metafonia (cfr. tedesco Umlaut) e consiste nella modificazione del suono di una parola a causa dell’influenza della vocale finale sulla vocale accentata. Metafonia significa appunto “al di là del suono”. Dal punto di vista ortografico la metafonia viene indicata con i cosiddetti puntini (¨), la dieresi, oppure con una barra trasversale (/) in alcune lingue scandinave (cfr. per es. danese øl vs. svedese öl “birra”). Nelle lingue germaniche esistono due tipi di metafonia: • quella palatale, causata dall’influenza di /i/, /j/, /e/ della vocale atona sulla vocale accentata (cfr. tedesco Fuss “piede” > Füsse “piedi”, tedesco Mann / inglese man “uomo” > tedesco Männer / inglese men “uomini”, inglese woman “donna” > women “donne”); • quella labiale, causata dall’influenza di /a/, /o/ della vocale atona sulla vocale accentata (cfr. danese måneskin “chiaro di luna” con <å> pronunicato /ɔ/ ). Anche diversi dialetti italiani conoscono fenomeni analoghi di varia natura (cfr. lombardo föra “fuori”, öcc “occhio”). Questo significa sostanzialmente una cosa: molti italofoni che imparano il tedesco potrebbero avere già nelle proprie varietà linguistiche vernacolari i corrispettivi di /ä/, /ö/ e /ü/. Non partono da zero, dunque, e questo mi sembra già abbastanza incoraggiante quando ci si appresta a familiarizzare con una lingua apparentemente ostica come il tedesco. Se fossi un maestro Jedi di Guerre Stellari, direi ai miei allievi: “La forza (fonologica) è dentro di te. Cercala!”. Il problema è che per comprendere bene la complessità di certi fenomeni bisogna ricorrere ai manuali di linguistica storica e ai dizionari etimologici specializzati, cioè strumenti apprezzati da pochissimi filologi rimasti fermi al XIX secolo, che sfogliano ancora pagine di enormi tomi ingialliti dal tempo in vecchie biblioteche odoranti di legno e polvere. Personalmente mi sento di appartenere a questa categoria di “dinosauri” e cerco sempre di trovare una motivazione quando mi trovo di fronte a un fenomeno linguistico particolare. Non mi sono mai accontentato di accettare le spiegazioni del tipo le cose stanno così e basta! E voglio sempre farmi un’idea plausibile di cosa sto studiando, al di là delle tabelle asettiche dei manuali, per applicarle nella mia vita quotidiana. Alla fine, sono arrivato ad alcune conclusioni, molto soggettive, che vorrei condividere con i lettori. Non complicarsi la vita Le lingue nascono e si evolvono attraverso la comunicazione tra esseri umani che, tendenzialmente, cercano delle vie grammaticali e/o lessicali facilitate per non complicarsi troppo la vita almeno a livello orale. La lingua scritta in questo senso è, infatti, molto più conservativa. La metafonia va in questa direzione: è molto comodo, infatti, modificare la pronuncia di Lautenbrunnen, questo borgo bernese, al pari altri toponimi svizzero-tedeschi, contiene nel suo nome il termine Brunnen che significa “sorgente, fonte” La Rivista · Ottobre-Dicembre 2024 51

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