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Il Rapporto Italiani nel Mondo 2024 L’Italia delle migrazioni plurime: il futuro è nella comunità e non nella frammentazione La Rivista Società Dal 2006 ad oggi gli italiani che risiedono all’estero iscritti all’AIRE sono sostanzialmente raddoppiati (+97,5%). Si continua a partire, dunque, verso l’Europa, soprattutto, ma anche verso gli altri continenti. Alle volte si torna, anche se in minor misura (il saldo tra entrate e uscite è decisamente negativo) e sempre più spesso dopo essere tornati si riparte. Insomma, l’Italia è ormai un paese dalle migrazioni plurime. E l’azione politica, in questo scenario in cui l’Italia continua ad invecchiare ogni giorno di più, è sempre più scollata dalla realtà, miope rispetto alla questione della mobilità e al concetto di cittadinanza. È quanto spiega il Rapporto Italiani nel Mondo 2024, presentato a Roma dalla Fondazione Migrantes, che a 19 anni dalla sua prima pubblicazione ha fornito una fotografia del fenomeno migratorio chiarissima: gli italiani erano migranti, gli italiani sono ancora migranti. Anche se in modo diverso. E anche se la questione cittadinanza, a cui è dedicato questa XIX edizione del RIM, potrebbe aiutare l’Italia, sia dentro che fuori dall’Italia stessa. L’Europa e l’Italia: il futuro è nell’equità e nell’inclusione L’Unione europea (UE), stando ai dati EUROSTAT, ha una popolazione di 448,8 milioni di abitanti totali e l’Italia è, oggi, il terzo paese dopo Germania e Francia per popolosità. Il Belpaese è, allo stesso tempo, però, lo Stato con la media di età più alta (48,4 anni rispetto ai 44,5 dell’UE) e il tasso di fertilità fra i più bassi (1,24 rispetto all’1,46 in Europa). L’UE invecchia e cresce molto meno di altri luoghi del mondo, questo vale non solo dal punto di vista demografico, ma anche produttivo. È quanto attesta il Rapporto Draghi che rintraccia nella crescita la sfida esistenziale del Vecchio Continente i cui valori fondamentali sono la prosperità, l’equità, la libertà, la pace e la democrazia in un ambiente sostenibile. L’Europa – sostiene l’ex Presidente del Consiglio – è al di sotto delle sue potenzialità non agendo come reale comunità. «L’UE – scrive Mario Draghi nel Rapporto Il futuro della competitività Europea – esiste per garantire che gli europei possano sempre beneficiare di questi diritti fondamentali. Se l’Europa non è più in grado di fornirli ai suoi cittadini – o se deve scambiare l’uno con l’altro – avrà perso la sua ragione d’essere. L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale. E l’unico modo per diventare più produttivi è che l’Europa cambi radicalmente». Il richiamo alla non frammentazione auspicato da Mario Draghi a livello europeo è elemento essenziale da riportare anche in Italia. Occorre agire come corpo unico, tenendo ben presenti le differenze territoriali e valorizzandole lì dove sia opportuno per far leva su buone prassi replicabili in contesti simili. Soltanto agendo come “Sistema Paese” sarà possibile superare quello che ormai è definito non più inverno ma congelamento demografico, per dare il senso della maggiore gravità e della sempre più vicina irreversibilità se non si camLa Rivista · Ottobre-Dicembre 2024 40

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