La Rivista

Si parla di straordinari guadagni di produttività dimenticando che sono le persone che devono far funzionare la tecnologia, si identificano facilmente i lavori che saranno assorbiti dalle macchine e non si investe a sufficienza e con chiarezza sui nuovi lavori che nasceranno come insegna la storia della tecnologia dall’invenzione della macchina a vapore ad oggi. La resistenza al cambiamento è stata a lungo studiata e sono state sviluppate metodologie ad hoc per superarla con successo; tuttavia, è opinione diffusa che i casi di successo siano numericamente inferiori a quelli con esito infelice. Vengono illustrate le meraviglie della nuova tecnologia e gli straordinari vantaggi che sarà possibile conseguire, per esempio, nel caso che stiamo esaminando, è possibile enumerare che: • ChatGPT ha ottenuto un QI di 155, che è migliore di quello del 99% degli esseri umani • Le IA hanno rilevato tumori su una TAC con un tasso di errore 20 volte inferiore rispetto a un radiologo umano. • Le IA hanno individuato i problemi legali negli accordi di non divulgazione in modo più accurato rispetto ai migliori avvocati • L'intelligenza artificiale ha aiutato i consulenti a sviluppare più idee (+12,2%) e migliori (+40%), più rapidamente (+25%) Il cambiamento e l’incertezza che ne deriva generano domande che non possono essere trascurate, che sarà di me? Cosa accadrà al mio reparto? Sono questioni che, se non affrontate, trasformano l’opportunità in minaccia e la conseguente paura genera resistenza. La storia si ripete Ripeto, questa è una situazione che si è verificata in passato anche per tecnologie molto più banali. Ricordo negli anni 80 del secolo scorso un progetto che sviluppai personalmente, si trattava di dotare una rete di vendita di terminali portatili per la trasmissione degli ordini in sede: l’analisi procedurale, la scelta tecnica sull’hardware, lo sviluppo del software richiesero molto meno tempo ed impegno di quello dedicato ai venditori per l’addestramento, i test e la definizione di nuove modalità di premio. Fu necessario un anno di lavoro per avere tutta la rete di vendita nazionale che utilizzasse al meglio la nuova tecnologia che era molto semplice (molto più di un moderno telefono) ma che era destinata a persone abituate a scrivere l’ordine su un modulo cartaceo. Tornando all’articolo, l’autore raccomanda una strategia di intervento articolata in 3 passi. 1. Fornire formazione sull’intelligenza artificiale. Investire sullo sviluppo dei dipendenti è tanto più necessario quanto più non si hanno certezze sulla evoluzione della tecnologia e del suo utilizzo. Un manager senza risposte per i suoi collaboratori non favorirà il coinvolgimento e l’auto motivazione. Non si avranno guadagni di produttività immediati ma si porranno le premesse per averli in futuro, la conoscenza genera consapevolezza e la capacità di affrontare le difficoltà valutando anche le opportunità oltre alle minacce. 2. Fornire formazione sull’intelligenza emotiva. Da un lato c’è un maggiore distacco emotivo dal lavoro che non in passato, le nuove generazioni soprattutto hanno una attenzione molto marcata al bilanciamento tra vita privata e lavoro. Dall’altro, le persone in difficoltà non hanno l'energia necessaria per sperimentare una nuova tecnologia, anche se ha senso o è la soluzione giusta dal punto di vista aziendale. Entrambi sono problemi sia sociali che aziendali, non possono essere trascurati dai leader e dalle istituzioni. Miller afferma che “le organizzazioni che enfatizzano eccessivamente la formazione tecnica a scapito Le rivoluzioni tecnologiche si susseguono ma l’uomo rimane sempre al centro (nell’immagine l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci) La Rivista · Ottobre-Dicembre 2024 26

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