La Rivista

prodotto in Europa” – ha assicurato. E, a distanza di meno di una settimana da queste dichiarazioni, di fatto la crisi del settore cominciava ad assumere contorni drammatici con le dimissioni di Carlos Tavares dalla guida di Stellantis e i primi numeri dei licenziamenti annunciati per gli stabilimenti italiani – e nelle aziende dell’indotto collegate – a fronte del calo di vendite registrato da marzo ad oggi. Crisi che non ha risparmiato neppure la Germania, dove i lavoratori della Volkswagen si sono mobilitati a fronte di previsioni di licenziamenti e chiusure di stabilimenti che includerebbero anche alcuni di quelli presenti sul territorio nazionale – e sarebbe la prima volta nella storia della casa automobilistica tedesca. Promossi i conti pubblici italiani Nonostante il periodo non facile, Bruxelles ha promosso però a fine novembre i conti pubblici italiani, dopo aver esaminato le manovre economiche e i piani pluriennali di rientro degli Stati membri che devono ora rispettare le nuove regole del Patto di stabilità. La Commissione europea ha ritenuto credibile il piano italiano settennale per la riduzione del debito pubblico, che resta tra i più alti nella zona Euro. Secondo le nuove regole, l’Italia dovrà ridurre al di sotto del 3% il rapporto deficit/PIL già nel 2026 e poi sotto il 2% entro il 2031. Inoltre, da qui al 2031 la spesa pubblica non dovrà mai superare la soglia dell’1,5% annuo. A ciò si aggiungono le raccomandazioni sul mantenimento degli impegni assunti dal governo sulle riforme della giustizia, del fisco, della pubblica amministrazione e dell’istruzione. A fine novembre vi è stato anche il via libera alla sesta rata del PNRR, una tranche da 8,7 miliardi di euro che fanno salire a 122 miliardi la cifra incassata sino ad oggi sui 194 totali destinati al nostro paese da Bruxelles. Quelli spesi effettivamente sarebbero però solo 53 miliardi. Per il governo italiano è positiva anche la previsione di crescita per quest’anno – la stima è dell’1%, contro lo 0,7% stimato da Bruxelles – e il dato sull’occupazione – per l’Ufficio studi della Confederazione dell’Artigianato (CGIA) cresciuta del 3,6% negli ultimi due anni. Il tasso di crescita del Pil dovrebbe restare positivo anche secondo l’ultimo rapporto dell’OCSE: stimato a +1% nel 2025 e +1,2% nel 2026; mentre per la zona Euro, il rapporto prevede un Pil in crescita dello 0,8% per l’anno in corso, dell’1,3% per il 2025 e dell’1,5% nel 2026. Il rischio di politiche protezionistiche Anche Francia e Grecia, che sono tra gli Stati Ue con il più alto debito pubblico, sono risultate “in linea” con le raccomandazioni della Commissione europea riguardo alla "spesa netta" nei piani di medio termine per l'aggiustamento dei loro bilanci. Condizioni non facili si registrano in Germania, il cui documento di bilancio è stato giudicato da Bruxelles non in linea con le raccomandazioni di spesa, così come quelli di Finlandia e Austria. Nel complesso, otto Paesi dell’Eurozona – Italia, Grecia, Cipro, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Croazia e Francia - sono stati considerati in linea con le raccomandazioni di bilancio specifiche. L'Italia e altri quattro Stati membri (Finlandia, Francia, Spagna e Romania) hanno inoltre chiesto e ottenuto un’estensione del periodo di aggiustamento di bilancio da quattro a sette anni per i loro piani a medio termine. Oltre alla Germania, rimandata insieme all’Irlanda, all’Estonia e alla Finlandia per la spesa pubblica, Lussemburgo, Malta e Portogallo sono stati richiamati invece per la mancata riduzione dei sussidi energetici. Bocciata la legge di bilancio presentata dall’Olanda. Nuove incertezze economiche sono legate ora anche al rischio di politiche protezionistiche che potrebbero essere adottate dagli Usa con la rielezione di Donald Trump alla presidenza, e che potrebbero danneggiare soprattutto i Paesi che hanno un surplus commerciale più elevato nei confronti degli Stati Uniti, come Germania e Italia. Senza dimenticare l’incertezza del quadro politico internazionale aggravatasi con la caduta, nelle scorse settimane, del regime di Bashar Al-Assad in Siria. Questo 2025 si apre dunque con una serie di incognite che appesantiscono il già non facile lavoro della nuova Commissione e dell’Ue nel suo complesso. La Rivista Europee il co-presidente di Ecr Nicola Procaccini La Rivista · Ottobre-Dicembre 2024 17

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